NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L.194 : ABORTO E MONDO CATTOLICO

Quando il 18-7-2009 pubblicai su www.ladestrabergamo.it l’articolo da cui ha avuto origine l’iniziativa , che ho poi recepito nella prima delle tre parti del manifesto originario della stessa , riportato sul sito www.no194.org il giorno stesso della sua costituzione , il 28-9-2009 , ed allegato nel suo file storico al mio pezzo del numero del 31-1-2010 di questa rivista , avevo ben presente un precedente analogo , risalente al 17 maggio 1981 .

Il primo referendum abrogativo , come noto , fu promosso dal Movimento per la Vita , appartenente all’articolato mondo cattolico ( termine nel quale non comprendo mai quello ecclesiastico ) , il cui leader era ed è il Magistrato ( oggi deputato al parlamento europeo ) fiorentino Carlo Casini .

Non deve certo ritenersi clamoroso che un’iniziativa del genere abbia avuto una matrice cattolica .

Come già sottolineato, l’aborto è un fenomeno non fisiologico, bensì culturale e la cultura, oltreché la fede, cattolica agevola la corretta comprensione della drammaticità di quel fenomeno .

Non a caso , tutte le legislazioni restrittive in materia sono adottate da paesi di tradizione cattolica , come ho precisato in dettaglio sempre nell’articolo pubblicato su Riscossa Cristiana il 31-1-2010 . 

Ho parlato di corretta comprensione della drammaticità dell’aborto e non di comprensione della drammaticità dell’aborto , che è pressoché comune a tutti .

L’On. Emma Bonino , considerata diffusamente la leader del cosiddetto “ abortismo “ italiano , ha più volte sottolineato come l’aborto sia un trauma per la donna .

La comprensione della drammaticità non è corretta (Bonino sembra ignorare da sempre il concepito) , ma è presente . Ora , se si ritiene che un evento ( quello abortivo ) determina un trauma ( nella donna ) , significa che non si è favorevoli ad esso .

Ecco che la contrapposizione tra abortisti ed antiabortisti , se è efficace e sintetica , è del tutto inesatta , poiché nessuno è di per sé favorevole all’aborto .

La vera contrapposizione è quella che intercorre tra coloro che affermano il potere decisionale della potenziale madre ( principio recepito nella 194 , in termini assoluti per i primi 90 giorni di gravidanza ) e coloro che ritengono che tale potere debba essere circoscritto ( ricordo ad esempio che la normativa irlandese lo riconosce solo in caso di pericolo di vita della donna  ) .  

Nel nostro paese , in realtà e per l’appunto , il dibattito in questi trent’anni successivi al primo referendum è per lo più vissuto su una falsa contrapposizione .

Da un lato , i cosiddetti abortisti , che difendono coerentemente la 194 .

Dall’altro , i cosiddetti antiabortisti , che criticano la 194 senza di regola far nulla non solo per abrogarne le norme essenziali, ma neppure per riformarle, talvolta digrignando i denti contro chi (sia pur isolatissimo) ipotizza un intervento restrittivo, come neppure un esponente radicale farebbe.

Le argomentazioni richiamate a sostegno di tale pacifica incoerenza sono spesso caratterizzate da una fragilità persino imbarazzante , e non credo solo agli occhi di chi , come il sottoscritto , per ragioni professionali è tenuto quotidianamente ad analizzare la solidità delle motivazioni formulate a corredo di una tesi ( propria , della controparte , privata o pubblica , o del Giudice ) .

Misteriose sono , anzitutto , le ragioni per le quali il primo referendum fosse doveroso e successivamente questa via sia stata considerata improponibile , quasi come se concepiti , embrioni e feti avessero un trentennio fa una dignità superiore rispetto ad oggi .

Una posizione , questa , non certo attribuibile al citato Movimento per la Vita , che indica tuttora nel proprio statuto l’abrogazione della 194 quale suo obiettivo e che , quindi , non può dichiararsi contrario né ad essa , né ad un nuovo referendum , unico strumento ( già da esso intrapreso ) possibile per conseguire tale risultato , alla luce del totale , costante immobilismo parlamentare .

Non a caso, molti iscritti ( che ringrazio di cuore ) a quel movimento hanno già aderito alla nuova iniziativa attraverso il sito www.no194.org , rispondendo positivamente alla mia lettera di invito in tal senso . 

Dato atto che è assurdo sostenere un principio ( la sacralità della vita ed il contrasto con essa della 194 ) e negarlo contemporaneamente , le motivazioni antireferendarie degli antiabortisti possono essere dettate da valutazioni strategiche e di opportunità .

La scelta difensiva di non agire per sconfiggere un avversario , in generale , trae la propria unica giustificazione dalla necessità di difendere un risultato parzialmente positivo .

Non riesco a cogliere che carattere positivo possa assumere la 194 agli occhi di un appartenente al nostro mondo . Che senso ha difendere uno 0-4 per scongiurare di subire una quinta segnatura ?

Tanto più che la quinta rete non può sopraggiungere nel nostro caso , giacché il peggioramento della pessima legge in oggetto non si è verificato neppure a seguito della prima sconfitta referendaria , né analogo effetto ha prodotto , ad esempio , sulla L. 40 sulla procreazione assistita l’esito antiabrogazionista della consultazione del 12 giugno 2005 .       

Circa l’eventualità che l’atteggiamento passivo sia ispirato dalla sfiducia verso iniziative ritenute velleitarie , credo che ogni operazione diretta a sensibilizzare la tragedia abortiva debba comunque essere elogiata , almeno sotto il profilo del suo intento .  

A mio avviso , è positivo anche partecipare ad elezioni politiche ( nelle quali i cittadini debbono scegliere il proprio governo ) con una lista ( “ Aborto no grazie “ ) di carattere meramente culturale ( senza alcun intento abrogativo o migliorativo ) nata due mesi prima di una consultazione caratterizzata da uno sbarramento al 4% ed ottenere lo 0,3% .

Ed è positivo pure impegnarsi nel laicizzatissimo contesto europeo per far valere le nostre ragioni presso le istituzioni comunitarie . La rassegnazione è la ratifica della sconfitta .

Altra tesi interna al nostro versante ma contraria alla via referendaria è quella secondo cui occorrerebbe , piuttosto ,  agire nel sociale e favorire misure assistenziali .

Non si comprende perché una soluzione debba escludere l’altra , dopo aver sottolineato peraltro che paesi ad alto intervento assistenziale , come la Francia , hanno un tasso abortivo analogo al nostro .

Occorre , a mio avviso , che il mondo cosiddetto antiabortista e , in generale , il mondo cattolico sgomberino il campo da qualsiasi dubbio o perplessità che possano essere sollevati nei propri confronti , al loro interno o all’esterno di essi .

Perplessità che riguardano la politica che io definisco delle “ strizzate d’occhio “ , adottata da quei Parlamentari che criticano una normativa per guadagnarsi il voto dei cattolici e poi non presentano neppure un disegno di legge a sua modifica nel corso di una o più legislature .

E perplessità che portano taluni ad insinuare che su quella legge qualcuno ci marci , per usare una terminologia capitolina .

Analogamente , negli ultimi anni è stato avanzato il dubbio che il federalismo , una volta attuato , avrebbe determinato la morte della Lega , in quanto tale partito non avrebbe da quel giorno avuto alcuna ragione di esistere .

Una tesi che , peraltro , non condivido , in quanto il carroccio in questi anni ha acquisito ( a mio avviso ed a prescindere , come sempre , da ogni considerazione politica di merito ) , una conformazione ideologica ( ove per ideologia si intende un complesso di ideali compatibili e premianti in ambito elettorale ) sostanziale piuttosto ben definita , svincolandosi dalla natura di forza monotematica , fragilmente riconducibile al mero conseguimento di un unico risultato . 

Ora, le organizzazioni che si dichiarano antiabortiste sono diverse e, tra di esse, le filoreferendarie non possono in radice essere accusate fondatamente di strumentalizzazioni di sorta , essendo esplicito il loro intento di abrogare il frutto legislativo del fenomeno che stigmatizzano e di non usare quella legge a giustificazione o a rafforzamento delle ragioni della propria esistenza .

L’insinuazione diventa più specifica passando da movimenti , associazioni e altro ai singoli .

Insinuazione che non sappiamo se sia fondata , di certo l’indignazione che suscita la 194 non è produttiva di una ricchezza analoga a quella che ha generato l’antiberlusconismo .

Ma , di fatto , così come il decesso del Premier determinerà il tracollo delle entrate per un piccolo esercito di scrittori, comici, attori, giornalisti suoi detrattori, anche l’abrogazione delle norme essenziali della legge di cui trattasi potrebbe ragionevolmente produrre effetti economici negativi per qualche teorico dell’antiabortismo, che, come Pannella, ci spiega che l’aborto è un trauma o una tragedia e che , come Pannella , non solo non si attiva per modificare la normativa che lo legalizza in pratica senza limiti , ma si dissocia fermamente da ogni tentativo esperito da altri in tal senso .

Al di là degli interessi e del calcolo , vi sono poi quelle che ho già definito le “ gelosie ideali “ .

Un aderente all’iniziativa , appartenente ad un movimento cattolico non particolarmente esteso , mi ha detto nei mesi scorsi : “Il mio movimento non aderisce per principio a nulla che non sia promosso da se stesso , quindi non aderisce , al limite promuove , e sulla 194 non farà mai nulla “ .

Credo che gli ideali debbano essere anteposti a partiti , movimenti , associazioni , circoli , comitati , giustifichino la loro stessa esistenza e che l’opzione per una di queste organizzazioni debba avere un fondamento superiore a quello che caratterizza la scelta ( acritica , aprioristica e fine a se stessa ) della squadra di calcio per cui tifare , fondamento meritevole di prevalere sul senso di appartenenza all’organizzazione e sugli interessi extravaloriali di quest’ultima .         

E , ispirandosi agli ideali della sacralità della vita e della difesa del più debole , l’azione ferma contro la 194 viene esperita :

-con la pragmatica consapevolezza del terreno su cui si gioca la partita , coinvolgendo anzitutto il mondo cattolico , ma anche altre realtà facendo leva su argomentazioni razionali , il tutto con quell’unico fine e mediante una specifica struttura apartitica , svincolata dalle coalizioni ;

-ma con la coscienza che non tutto è negoziabile e che non si possono condurre trattative sulla pelle degli altri , trattative aventi come oggetto la vita del prossimo .          

Un’azione necessariamente referendaria , in quanto l’unica praticabile per travolgere la legislazione abortista italiana , alla luce delle caratteristiche del nostro ordinamento .

Ciò considerati il pericolo ( in realtà sopravvalutato ) di impopolarità che presentano in ambito parlamentare nuovi interventi legislativi anche solo restrittivi in materia e la mancata previsione da parte dei costituenti e dei legislatori successivi :

a ) di un diritto alla nascita , che avrebbe dovuto essere inserito tra quelli inviolabili di cui all’art. 2 della Carta e che avrebbe legittimato e legittimerebbe un intervento della Corte Costituzionale avverso la 194 e leggi analoghe ;

b ) di un diritto di veto ( vincolante e ripetibile , a differenza della facoltà generale riconosciuta dall’art. 74 Cost. ) da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di leggi contrarie ai diritti dei non elettori , soggetti dal cui consenso i Parlamentari non dipendono , ed ispirate agli interessi di comodo degli elettori . Pericolo d’impopolarità , come dicevo , sopravvalutato , se è vero che , come ho ricordato , in base ad un sondaggio Eurispes del 2006 :

-il 73,7% degli italiani non condivide che possa essere ammessa l’interruzione volontaria di gravidanza per mere ragioni economiche , sociali e familiari ( come dispone l’art. 4 della 194 ) ;

-il 78% dei nostri connazionali ritiene inconcepibile che la decisione abortiva possa essere assunta solo dalla donna ( anche coniugata ) , che coinvolge il possibile padre solo se lo ritiene opportuno , secondo quanto prevede l’art. 5 della legge . E proprio tali dati debbono rendere consapevoli delle potenzialità che quell’azione può assumere , pur nella coscienza delle difficoltà che si debbono affrontare nel suo esercizio . Il consenso che l’iniziativa sta raccogliendo è il riflesso anche dell’insofferenza di una parte del mondo cattolico verso la diplomatica inconcludenza , verso l’incoerenza più o meno interessata , verso la passiva difesa del nulla , verso il timore della propria ombra che hanno troppo spesso caratterizzato quel mondo negli ultimi decenni .

Decenni in cui questo atteggiamento ha costituito l’altra faccia del relativismo etico , laicista ed ateista , che sta causando il tracollo di una civiltà bimillenaria e della nostra stessa società .

Una società che assiste inerme ( barcamenandosi anche tra gelosie e vuoti tatticismi ) alla soppressione dei propri figli .

 

Avv. Pietro Guerini

 

(articolo apparso su www.riscossacristiana.it il 30 Giugno 2010)

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