NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : GLI ANTIABORTISTI DIFENSORI DELLA L. 194
Nel mio pezzo pubblicato da diversi siti ( per primo www.pontifex.roma.it ) nei primi giorni di quest’anno , intitolato “ Nuovo referendum abrogativo della l.194 in materia di aborto : come è cambiato l’antiabortismo italiano nel 2011 “ , ho individuato le 5 correnti di pensiero attualmente presenti sul tema nel mondo “ pro life “ ( in senso molto lato ) nazionale :
1 ) i difensori della L.194 ;
2 ) i critici verso la 194 , ma relativisti , ritenendo che la disciplina normativa del fenomeno sia sostanzialmente irrilevante , a prescindere dalla sua stessa abrogabilità o modificabilità ;
3 ) gli sconfitti e rassegnati , coloro che colgono l’importanza della legge , ma la considerano non abrogabile , dopo la sconfitta referendaria del 1981 , al limite modificabile all’esito di una attività diplomatica ;
4 ) gli abrogazionisti teorici , tra i quali si annoverano non solo i riflessivi e gli incerti , ma anche coloro che auspicano passivamente l’abrogazione , senza porsi il problema di come questa possa avvenire o confidando in un’improvvisa conversione generale dei nostri parlamentari ( inattivi da oltre trent’anni ) , “ ex abrupto “ illuminati dalla volontà di recedere dai propri interessi ( che sconsigliano operazioni a rischio di impopolarità ) e di cancellare la 194 , il tutto a prescindere da azioni referendarie e dalla pressione esercitata su di essi da un movimento costituito all’uopo , per conseguire l’unico fine effettivamente praticabile in concreto dal popolo , che non può approvare nuove leggi o far abrogare dalle Camere quelle esistenti , ma solo abolire direttamente le norme vigenti attraverso lo strumento referendario ;
5 ) gli abrogazionisti pratici , vale a dire la nostra corrente .
Inizio la panoramica di queste posizioni dalla prima , consapevole che non ci si può sottrarre dal confronto con le altre tesi , anche per dimostrare l’auspicabile bontà della propria .
1 ) DIFENSORI DELLA L. 194
Debbo ribadire , come premessa , che il mio dizionario , alla voce “ antiabortista “ recita : “ Colui che è contrario alla legalizzazione dell’aborto “ e che , quindi , solo il nostro movimento ( con i suoi iscritti presenti e futuri ) può dichiararsi tale , in quanto si muove coerentemente a tale contrarietà .
Accettiamo , peraltro , ai fini della presente disamina , la ben più generosa accezione giornalistica del termine , secondo cui l’antiabortista è colui che stigmatizza esplicitamente la pratica abortiva .
Ciò premesso , la posizione in oggetto è autorevolmente espressa da Giuliano Ferrara , Direttore de Il Foglio .
La stigmatizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nelle sue parole è assolutamente perentoria .
Si legge , infatti , su Il Foglio del 20-10-2011 : “ L’aborto è un omicidio , il massimo omicidio possibile perché preclusivo di tutto il futuro della persona “ .
Ma s’aggiunge di seguito : “ Nello scontro fra assoluti etici che questo comporta , non è possibile riparare ad un peccato morale , tra i più antichi e sofferti del mondo , con punizioni e ipotesi di reato penale a carico delle donne che abortiscono e di chi collabora al fatto abortivo “ .
Al minuto 3 e quaranta secondi del suo intervento alla puntata della serata precedente , quindi del 19-10-2011 , di Qui Radio Londra , Ferrara ha dichiarato . “ Non credo che si possa curare l’aborto con il diritto penale , perché lo si rende clandestino come è sempre successo e questo peggiora le cose “ .
Come più volte dichiarato , ho un particolare rispetto per il noto giornalista , che stimo per il coraggio e l’onestà intellettuale delle sue prese di posizione , in quanto la prima parte del suo assunto è frutto di un cammino culturale progressivo , compiuto da un ateo , tale ancor oggi , sicuramente influenzato in passato da posizioni ideologiche del tutto incompatibili con la tutela della vita nascente .
Non ho condiviso la sua battaglia con la lista “ Aborto no grazie “ alle elezioni politiche del 2008 , in quanto , anzitutto , in quella sede dovevamo scegliere un governo e , in secondo luogo , una competizione di quel tipo non la si può affrontare con una lista nata da soli due mesi , tanto più con uno sbarramento al 4% su base nazionale alla Camera , ma ho apprezzato , oltre al suo coraggio , la portata culturale dell’iniziativa .
Non condivido , ovviamente , la parte finale del suo pensiero , per varie ragioni .
L’aborto non “ si cura “ , perché non è conseguenza di una malattia , ma di una scelta che è oggi frutto ( piuttosto e vista la sua diffusione ) di una patologia culturale a seguito della quale , per l’appunto , “ si preclude tutto il futuro di una persona “ , senza che , contraddittoriamente , ciò venga ritenuto di una gravità tale da meritare una sanzione di carattere penale .
Una contraddizione evidente che implica la necessità , viceversa , di tutelare il diritto alla vita di quella persona e di abrogare la normativa che ha legalizzato l’atto abortivo .
Non è vero , poi , che “ con il diritto penale l’aborto lo si rende clandestino , come è sempre successo , e questo peggiora le cose “ .
Non è anzitutto vero che rendendo perseguibile penalmente l’aborto si peggiorerebbe la situazione .
E’ intuibile che se si depenalizzassero , a mero titolo di esempio , la rapina o l’omicidio e la gente si potesse liberamente rapinare o ammazzare per strada , sotto gli occhi di tutti , la società non migliorerebbe .
Non a caso , appena entrata in vigore la 194 , nell’ormai lontano 1978 , vi fu un boom di aborti che raggiunse livelli esponenziali , mantenuti ancora oggi quanto a percentuale di interruzioni volontarie sul totale delle gravidanze ( 20-25% ) , pur a fronte di una diminuzione numerica dei casi complessivi , conseguente all’invecchiamento della popolazione ( i 5 milioni e mezzo di abortiti non hanno potuto fare o far fare figli ) ed al massiccio utilizzo di mezzi preventivi tesi a impedire la gestazione che hanno ridotto drasticamente il numero delle gravidanze totali .
Inoltre , è erroneo affermare che “ con il diritto penale l’aborto lo si rende clandestino “ .
La connotazione anche clandestina dell’aborto è attuale e lo sarà sempre .
Ovviamente , mancano i dati ufficiali di un fenomeno clandestino , ma diverse indagini parlano di 30 000 casi all’anno in Italia .
Forse per ridurre realmente gli aborti clandestini lo Stato dovrebbe non solo addebitarci le spese della soppressione di un concepito ( ad oggi totalmente a carico della collettività ) , ma anche incentivare economicamente la diffusione di tale atto soppressivo , con provvedimenti analoghi a quelli già adottati per la rottamazione delle auto .
Ma dare un contributo ad una donna affinché sopprima l’oggetto del concepimento non migliorerebbe la società , pur riducendo la piaga dell’aborto clandestino .
La piaga sociale , infatti , è l’aborto in sé , non la sua clandestinità .
E , anche in caso contrario , il carattere occulto ed illegale dell’interruzione volontaria di gravidanza non è stato certo ridotto dalla 194 .
Pur nell’intrinseca impossibilità di avere dati statistici ufficiali , il clima di lassismo introdotto da tale legge ha favorito peculiari forme di clandestinità , figlie della legge stessa .
Pensiamo agli aborti praticati oltre il novantesimo giorno di gravidanza al di fuori dei requisiti previsti dall’art. 6 della 194 ( pericolo di vita della donna o presenza di processi patologici tali da incidere sulla sua salute mentale e fisica ) .
Oppure consideriamo gli aborti delle minorenni eseguiti in assenza delle autorizzazioni dei genitori o del giudice tutelare , in spregio all’art. 12 della legge .
In buona sostanza , se un fenomeno è aberrante , la legge che lo legalizza ( una legge può anche vietare ) va abrogata , anche per la sua profonda , impareggiabile portata culturale , in considerazione della ovvia tendenza dell’opinione pubblica a considerare giusto ( o comunque non grave ) ciò che è lecito .
E la sua abrogazione , costituzionalmente , è astrattamente possibile solo per due vie : quella parlamentare e quella referendaria .
Chi , nonostante l’assoluta inerzia pluritrentennale delle due camere , confida nella abrogabilità della legge per via parlamentare , e , quindi , extrareferendaria , probabilmente crede ancora nell’esistenza di babbo natale o che un mago possa spiegargli quello che riuscirà a realizzare nella propria esistenza , trovandosi nelle condizioni di colui che non può dare insegnamenti a nessuno .
Certo , l’abrogazione della 194 presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica , ma tale orientamento può maturare solo da un vasto dibattito , che non può che nascere da un’iniziativa che punta ai diritti dei singoli , quindi di interesse pubblico .
A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .
L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , e , anche se lo fosse , meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .
Anche perché , nel nostro caso , la sconfitta dura in modo permanente da oltre trent’anni .
Siamo già un movimento ( come può essere altrimenti definita un’organizzazione con oltre 5 000 aderenti ? ) , ci stiamo radicando sul territorio capillarmente ed a livello provinciale , perfezionando i dettagli organizzativi nella rincorsa costante ad una crescita così esplosiva , con le difficoltà che incontrano coloro che agiscono e non si limitano a parlare o a scrivere .
Un movimento popolare che per conseguire risultati deve impugnare un’arma che può usare autonomamente ( il referendum ) e non presentarsi disarmato e supplicante ai piedi del potere , rappresentato dalla classe parlamentare , invitandolo a prendere inverosimilmente in considerazione le ragioni di coloro dal cui consenso esso non dipende , a scapito degli interessi di comodo degli elettori e quindi , di riflesso , dei propri .
Stiamo con la nostra azione cambiando l’orientamento complessivo del mondo pro life , che era cristallizzato da un trentennio , divenendo la prima forza al suo interno ed accedendo progressivamente ai media , nonostante le censure opposteci anzitutto da siti e organi di stampa di una parte dallo stesso mondo , magari più sensibile alle pur interessanti e meno compromettenti tematiche psicostoricosociologiche .
Ma raccogliendo le firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino , come sopra precisato , si vincono le censure , in quanto si pone in essere un’operazione concreta di inevitabile interesse pubblico .
Nel frattempo , abbiamo bisogno dell’apporto di soggetti che condividano le caratteristiche della nostra azione precisate nel manifesto ( abrogazionista , referendaria , non negoziabile ) , che esprimano , tramite il sito www.no194.org , la propria adesione all’iniziativa e , ancor meglio , la disponibilità ad operare come volontari nella futura raccolta ufficiale delle firme , il cui inizio è anche , per legge , condizionato dalla data di svolgimento delle elezioni politiche ( che dovranno precedere la consultazione referendaria , stante il decorso del 30-9-2011 ) , secondo una procedura definita in dettaglio da una normativa ( quella referendaria , per l’appunto ) che ci consente e ci impone di avere un cammino delineato in ogni minimo particolare , vago solo per chi quella normativa non la conosce .
Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194
Pubblicato il 4-2-2012 su www.pontifex.roma.it