LEGISLAZIONI MONDIALI IN MATERIA DI ABORTO E REFERENDUM ABROGATIVO IN ITALIA DELLA L. 194/78

Un’analisi complessiva delle legislazioni internazionali in materia di aborto deve costituire una premessa indispensabile , tanto più per un giurista , per l’esercizio di un’azione come quella che ho intrapreso per l’abrogazione per via referendaria della l. 194 , attraverso un comitato ed un’associazione costituiti a tale esclusivo fine , denominati significativamente NO194 ( si veda il sito www.no194.org ) .

Sinteticamente , da tale analisi si possono individuare 8 livelli :

1 ) aborto in ogni caso illegittimo (Cile , El Salvador , Nicaragua , Malta e Stato Città del Vaticano);

2 ) aborto ammesso solo in caso di pericolo di vita della donna ( Irlanda , San Marino , Principato di Monaco , Andorra , Paraguay , Guatemala , Honduras , Venezuela , Filippine , Iran , Indonesia e altri ) ;

3 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di stupro della donna ( Brasile ) ;

4 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita , stupro e di pregiudizio per la salute fisica della donna ( Argentina , Ecuador , Costarica e altri ) ;

5 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di pregiudizio per la salute fisica della donna , solo nei primi 90 giorni per stupro , pericolo per la salute mentale e anomalie del feto ( Polonia e altri );

6 ) aborto pressoché libero nei primi 90 giorni , anche per ragioni socio-economiche , limitato successivamente ( Italia , Francia , Germania , Uruguay e altri ) ;

7 ) aborto ammesso per ragioni socio-economiche anche nel secondo trimestre ( Inghilterra, Russia, Giappone , India , Sudafrica e altri ) ;

8 ) aborto pressoché sempre ammesso ( buona parte dei paesi dell’Est Europa , del Nord America e del Nord Europa , Cina , Corea del Nord e altri ) .

In Asia , una posizione originale assumono Israele , che non ammette mai l’interruzione volontaria di gravidanza per ragioni economiche e sempre negli altri casi , Corea del Sud , che limita senza escludere l’aborto per tutte le causali tipiche , e Arabia Saudita , legalizzante nel caso di pericolo di vita della donna solo nei primi tre mesi , per ragioni legate alla sua salute fisica e mentale nel secondo semestre .

Nel continente nero , detto del Sudafrica , si passa da normative severe ( come quelle dei paesi dell’aera settentrionale , Magreb , Egitto , Senegal , Somalia ) a quelle assai meno restrittive rintracciabili in buona parte del resto del continente ( Nigeria , Uganda , Tanzania , Camerun ) .

In Oceania , mentre la normativa neozelandese ( similmente a quella israeliana , è lineare nell’escludere l’interruzione volontaria di gravidanza per fattori economici , ammettendola però in modo generoso per tutte le altre causali tipiche ) , quella australiana , sostanzialmente generosa , è particolarmente articolata nel prevedere distinzioni .

Orbene , come si può notare , con riferimento a Europa ed Americhe , le nazioni con una disciplina più rigorosa in materia hanno una maggioranza di abitanti di fede cattolica e anche tra i paesi con la normativa peggiore l’unico nel quale vi è un’opposizione ( anche forte ) ad essa sono gli USA , dove vi sono pure differenziazioni tra singoli stati , per l’azione congiunta di cattolici e cristiano-evangelici .

Senza dimenticare le argomentazioni razional-giuridiche , alle quali ho anzi dato da subito una rilevanza centrale nella nostra iniziativa neo-referendaria , è di tutta evidenza , sotto il profilo cultural-religioso e in tale quadro generale , che il nostro paese deve e può recuperare le posizioni che si ricollegano alla propria storia, in quanto nazione avente come capitale la capitale mondiale del cattolicesimo , ed alle proprie più profonde convinzioni , considerata la persistente apprezzabile percentuale di credenti tra la propria popolazione e l’anacronistico tentativo di omologazione ad altre realtà culturalmente ben differenti dalla nostra .

Convinzioni travolte da un’azione legislativa nel 1978 e da una sconfitta referendaria nel 1981 frutto di un’epoca caratterizzata da un fanatismo culturale anticattolico e radical-marxista , che ha contaminato sul terreno allora della convinta adesione oggi di una acquiescente inerzia le aree di ispirazione liberale ( contraddittoriamente tese ad affermare diritti sempre più sofisticati e , nel contempo , a negare il diritto che li presuppone tutti , quello alla nascita ) e le componenti più confuse e depresse del variegato mondo cattolico .

Un’epoca oggi superata e nella quale , la mera stanca metabolizzazione di quei princìpi può essere travolta da un’azione popolare come la nostra , in quanto e se supportata dalla passione di coloro che , credenti o meno , avvertano realmente ed al di là di vuoti proclami più o meno ispirati da interessi , commerciali o di altro tipo , la volontà di combattere questa battaglia di civiltà e comprendano senza soverchie difficoltà il carattere tragico della soppressione di un nostro simile durante la gravidanza , da cui la natura indebita della legalizzazione di quell’atto e della sua impunibilità .

Non si potrà mai spiegare con successo ad un bambino di età superiore a tre anni ( e , in generale , non indottrinato da quel fanatismo ) per quale motivo il suo vicino di casa che ha apostrofato come “scemo“ un altro individuo o che ha demolito una sedia non di sua proprietà debba giustamente essere condannato penalmente , in presenza di una querela e di testimoni , mentre nessuno debba essere processato e condannato per la soppressione di un bimbo durante la gestazione , in dimostrata assenza di quella concezione della vita che gli ha permesso di nascere .

Le oltre 12 000 adesioni già raccolte , il capillare radicamento territoriale della nostra organizzazione e la presenza palpabile di nuovi entusiasmi da parte di numerosi soggetti di diverse generazioni ( anche giovani e donne ) impegnati nella nostra operazione , confermano il mutamento dei tempi che avevo teorizzato all’inizio di questa avventura .

Un’operazione finalizzata ad affermare l’inequivocabile princìpio secondo cui ( se è vero che ciascuno di noi esiste in presenza di due condizioni come il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , quale quello abortivo è ) nessuno può legalmente sopprimere il nostro prossimo, al di fuori delle cause di giustificazione generali previste dal nostro codice penale (legittima difesa e stato di necessità) .

E , se è pure vero che l’Irlanda gode di una disciplina così virtuosa in materia , fondata sull’art. 40 della propria costituzione , risultando nettamente il primo paese europeo come tasso di natalità e che l’Italia è al 219 posto in tale graduatoria ( dati del 2010 ) su 221 paesi mondiali , un ulteriore effetto di questa battaglia è quello di contribuire a dare un futuro al nostro paese ed a preservare le caratteristiche peculiari che hanno contrassegnato la storia moderna nazionale .

Pietro Guerini – Presidente e portavoce nazionale NO194 ( www.no194.org )

Pubblicato, tra gli altri,  il 31-10-2012 su www.pontifex.roma.it

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