Category “Rassegna stampa specifica”

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : LE MARCE , TRA POSITIVA AGGREGAZIONE E ANTIABORTISMO OMEOPATICO

Come già lo scorso anno , si sono tenute a maggio due manifestazioni genericamente definibili come “ pro life “ , riconducibili l’una al Movimento per la Vita , l’altra non al Movimento per la Vita , la prima con un numero di presenti davvero esiguo ( forse un centinaio , secondo quanto attestano le diverse foto riportate sul web ) , la seconda con una partecipazione stimabile grosso modo tra le 10 000 e le 15 000 unità , alla quale ha dato un contributo significativo anche la nostra organizzazione ( nella misura approssimativa di un migliaio di iscritti ) .

Nonostante l’italica tendenza a salire sul carro dei vincitori , ed i numeri in sé esprimono sicuramente un esito positivo della manifestazione , debbo rigettare in modo radicale ogni rivendicazione in questo senso da parte nostra .

Anzitutto , la Marcia per la Vita non è stata da noi ( ben , grazie soprattutto al decisivo apporto di movimenti capitolini ) organizzata , ma da due associazioni che si distinguono chiaramente dalle nostre posizioni , negando la rilevanza che noi attribuiamo alla 194 in tema di aborto , giacché esse propugnano una rivoluzione culturale del paese che prescinde dalla situazione normativa in esso vigente ( come ho ricordato in due miei pezzi pubblicati a fine dicembre e fine febbraio ) .

La nostra presenza , quindi , è stata secondaria , non certo numericamente , ma come ruolo nell’evento , tant’è che anche quest’anno ci è stata negata la partecipazione al dibattito svoltosi a margine della marcia ( il giorno precedente ) .

Una distinzione ben rappresentata dal brand dell’evento : “ Marcia per la Vita “ , sottotitolo “ Chi salva una vita salva il mondo intero “ .

Attenzione , dunque , non è stata organizzata una marcia per l’abrogazione della l. 194 , tanto meno si è specificata la natura referendaria di questo intento .

Il titolo ed il sottotitolo sono talmente generici che ha potuto marciare con noi , abrogazionisti convinti senza se e senza ma , il ben più illustre sindaco di Roma Gianni Alemanno , il quale ha colto l’occasione per dichiarare per l’ennesima volta alla stampa che la legge 194 va integralmente attuata , mediante il potenziamento dei consultori familiari .

Ora , non credo che il primo cittadino capitolino auspichi l’abrogazione di una legge della quale chiede un’integrale applicazione , giacché , in caso contrario , andrebbe sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio .

Ecco che questo evento , nel momento stesso in cui si configura come senz’altro molto positivo per la sua capacità di aggregare un numero elevato di persone e di far passare un indistinto messaggio “pro life“ presso i media , rivela , in parte inevitabilmente , delle contraddizioni e dei limiti molto profondi , conseguenze inevitabili del suo lodevole carattere ecumenico ed evitabili di una genericità di contenuti che ricorda la Marce per la Pace , che vengono retoricamente e demagogicamente organizzate quando la comunità internazionale decide di intervenire anche ( forse non solo , ma anche ) per scongiurare genocidi di massa di comunità inermi , fatalmente compiuti con modalità che di pacifico non hanno nulla .

Non è un caso che non vi sia stata , nella città di gran lunga più politicizzata del nostro paese , una contromanifestazione degna di questo nome , civile per carità , ma contromanifestazione .

Come si può manifestare contro la Vita ( solo i gruppi satanisti lo potrebbero fare , ma non sono ancora così organizzati da esporsi pubblicamente ) ?

Quando assistevo quindicenne alla tribune per il referendum del 1981 , Bonino ( auguri a chiunque la sfiderà per la corsa al Quirinale , nessuno escluso ) e Pannella cercavano di spiegare che loro non erano a favore dell’aborto , ma del diritto di scelta della donna .

Ed erano sicuramente credibili , se è vero che considerando l’aborto un dramma per la potenziale madre , lo ritenevano un dramma per l’unico soggetto che a loro avviso ha valore , stimando essi il concepito come pari al nulla , anzi ad una linfa .

Come si può considerare favorevolmente un evento che si ritiene drammatico per l’unico soggetto a cui si attribuisce rilievo ?

In effetti , lo scontro è tutto qui : diritto di scelta della donna ( consacrato nella 194 ) o diritto di nascita ( da cui l’abrogazione della 194/78 , che lascerebbe l’aborto volontario ammesso nel solo , sempre più remoto sul piano casistico , caso preesistente alla stessa di pericolo di decesso della madre che porti a termine la gravidanza , già tutelato dalla generale e non con essa abrogabile scriminante di cui all’art. 54 c.p. , in vigore già ben prima del 1978) .

Il resto è aria fritta .

Ecco che la saldatura tra palazzo e protesta si è inequivocabilmente appalesata con la partecipazione alla Marcia di diversi parlamentari , quali l’ex Pd Binetti , Lupi e Gasparri .

Se la legge è del tutto marginale perché il fine è convertire le masse con libri e marce ( linea omeopaticamente priva di controindicazioni per il potere politico , a caccia di voti con prese di posizione generiche e fumose ) , come sostengono gli organizzatori , ben possono essere legittimati a partecipare all’evento coloro che , per quanto componenti , anche di lungo corso , dell’organo legislativo , non hanno depositato neppure un mero disegno di legge al limitato fine di modificare anche marginalmente la normativa vigente .

Non è un caso che se , a seguito della manifestazione dei 15 000 di Roma , nessuno ha nemmeno lontanamente ventilato riforme sia pur minime della 194 , i medesimi effetti ( mancata messa in discussione della disciplina legislativa vigente ) hanno prodotto in questi anni i 35 000 o i 300 000 partecipanti , rispettivamente , di Parigi o di Washington , ad identiche sfilate .

E , ad onor del vero , non ci risulta che ad esse siano seguiti una diminuzione degli aborti o un incremento del volontariato “ pro life “ in quei paesi .

Ecco che , per quanto non nutra una particolare simpatia per il MPV , a seguito dei comportamenti verbalmente antagonisti che suoi esponenti hanno osservato nei nostri riguardi in questo breve periodo di esistenza come organizzazione antiabortista , già di gran lunga la prima come numero di iscritti in Italia , debbo , con onestà intellettuale , pormi l’interrogativo sotto il profilo dei contenuti se sia più significativo essere in quattro gatti a sostenere tesi irrazionali (quali propugnare battaglie generiche rispetto al tema dell’aborto , presso sedi incompetenti in materia e ultralaicizzate come quelle comunitarie , con il ricorso all’inefficacissima forma della petizione) o in 15 000 ad esprimere dieci posizioni diverse prive di un comune obiettivo concreto , essendo l’unico identificabile perseguito solo da una parte ( per giunta ghettizzata , nonostante i quasi 10 000 aderenti in crescita esponenziale ) dei presenti .

Bene hanno fatto , quindi , gli organizzatori ad enfatizzare il numero dei partecipanti , in quanto tale dato costituisce un elemento positivo che comprova la forza aggregante della Marcia , che ha fornito l’occasione per riunire sensibilità diverse , mentre , in tale ottica , ha rappresentato a mio avviso una stonatura il raffronto numerico di nuovo competitivo , come già l’anno scorso , con il convegno del MPV , svoltosi presso la Sala Nervi , in quanto disgregante .

Ma se ci limitiamo ad esaltarci nel fare la conta dei partecipanti ad un evento del tutto informale e privo di effetti concreti , commettiamo lo stesso errore che compiono coloro che scendono in piazza il giorno in cui deve essere approvata una legge che non condividono per cercare di scongiurarne l’entrata in vigore ( come avvenuto , ad esempio , per la riforma Gelmini ) .

Differente , per fortuna è l’approccio ( pacifico , invece che violento ) , uguale è l’irritualità costituzionale , il velleitarismo già in astratto ( a prescindere da ogni analisi sulle possibilità di successo , non avendo la piazza alcuna competenza legislativa ) e , dunque , la totale assenza di senso pratico .

Occorre essere consapevoli che uno scudetto non lo vince la squadra che vanta più tifosi , concetto neppure troppo complesso ( nel nostro caso , peraltro , i tifosi sono sostenitori di squadre diverse e propugnatori di strategie differenti , anzi in parte incompatibili ) , ma la squadra che vince la partita in campo .

Se il prossimo anno a Roma si registrassero 30 milioni di presenze , questo non implicherebbe né la modifica della legge ( con la sua . a mio avviso sin troppo evidente , forza culturale sui cittadini ) , né un calo degli aborti ( che vengono comunque praticati e in concreto avallati da una minoranza della popolazione ) .

La legge può essere abrogata solo per via referendaria ( come noi abbiamo affermato a chiare lettere già nel nostro manifesto , stanti l’assoluta inerzia parlamentare e l’orientamento conservatore della Consulta , confermato in questi giorni ) , facendo giocare al popolo l’unica partita che può costituzionalmente disputare come protagonista , senza relegarlo al ruolo di spettatore ed auspicare ingenuamente l’intervento di istituzioni che si muovono in direzione opposta e che mai accetterebbero di adottare decisioni ( penso al Parlamento ) a forte rischio di impopolarità , come dimostrato da oltre trent’anni a questa parte .

Non solo , ma gli aborti possono calare a seguito di un dibattito culturale di massa che può seguire solo ad una consultazione generale sul tema come quella referendaria e ad un’inversione sempre di carattere culturale sancita dall’abolizione di una legge , fenomeno di portata generale vigente per tutti i cittadini e dunque riguardante per intero la collettività , a differenza dell’esposizione di tesi ad una straesigua minoranza già schierata che legge libri sul tema .

Non possiamo , quindi , limitarci a manifestare genericamente per la Vita , ma dobbiamo lottare concretamente e con la consapevolezza dei mezzi che le istituzioni ci riconoscono , da cui il rinnovato invito ad aderire alla nostra iniziativa neoreferendaria attraverso il sito www.no194.org , per combattere una battaglia potenzialmente efficace , per quanto impegnativa in termini di lavoro di militanza , a difesa del diritto di nascita e contro il tragico fenomeno dell’aborto .

Inebriarsi di cifre suggestive e non agire verso l’obiettivo concreto ( trasformando in tal modo il partecipante a positivi eventi di aggregazione da cifra a protagonista ) significa fare un enorme regalo alla nostra controparte , che difende accanitamente l’attuale situazione normativa ed auspica queste forme di velleitarismo , che , appagando col nulla un loro potenziale avversario , lo rendono del tutto inerme ed inoffensivo .

Di ciò dimostrano di essere perfettamente consapevoli i nostri iscritti ed i tantissimi che ancor più in queste settimane stanno aderendo alla nostra organizzazione , anche esprimendo un dissenso verso le associazioni dalle quali provengono che viene motivato con le argomentazioni sopra esposte .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato il 28-6-2012 da www.pontifex.roma.it

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : I QUESITI REFERENDARI

Il manifesto della nostra iniziativa referendaria , da me redatto e riportato sul sito www.no194.org , quello ufficiale dell’associazione no194 e dell’omonimo comitato no194 , che vanta oltre 8 000 aderenti , sigla che rappresenta la prima organizzazione antiabortista italiana , recita :

“ Piuttosto , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata ) censura da parte della Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , che si aggiungeranno così al quesito sull’abrogazione totale della legge .

Tra le disposizioni più controverse ed impopolari della 194 , in particolare ed anzitutto , debbono annoverarsi l’art. 4 ( che riconosce il diritto di interruzione volontaria della gravidanza anche per mere ragioni economiche , morali e sociali nei primi 90 giorni ) e l’art. 5 ( che attribuisce alla donna, anche se coniugata, il diritto di assumere la decisione abortiva senza coinvolgere il potenziale padre , che può così legalmente rimanere del tutto ignaro dell’evento ) .

L’iniziativa è solo finalizzata all’abrogazione della legge ( dall’entrata in vigore della quale si sono registrati oltre 5 milioni di aborti , secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute ) e rigetta ogni ipotesi di trattativa , che sarebbe inconcepibilmente effettuata sulla pelle del nostro prossimo .

Di conseguenza , possibili effetti legislativi dell’operazione in oggetto restrittivi sulla portata della 194 ( ed intermedi rispetto all’obiettivo indicato ) , sarebbero frutto di una ( tra l’altro ad oggi del tutto improbabile ) azione parlamentare totalmente unilaterale e non concordata con i promotori del referendum “ .

Dal primo periodo , si evince in modo assolutamente pacifico :

1 ) che sarà proposto un quesito sull’abrogazione totale della legge ;

2 ) che , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata nel merito ) censura da parte del Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , fermo restando il quesito abrogativo totale ( cosiddetto massimale ) .

1 ) Ora , il quesito massimale può essere proposto anche formalmente in modo massimale o in  modo formalmente non massimale , ma massimale nella sostanza .

A titolo di esempio , l’abrogazione , tra l’altro , oltre che degli artt. 4 e 5 ( che hanno introdotto il libero aborto nei primi 90 giorni di gravidanza ) , dell’art. 6 limitatamente alla lett. b ( che riguarda i casi di interruzione della gravidanza anche dopo i primi tre mesi di gestazione , ammessa qualora siano accertati processi patologici tali da determinare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna ) , lascerebbe sopravvivere il 6 lett. a , con il quale si ammette l’aborto anche dopo il 90° giorno di gravidanza nel caso di grave pericolo per la vita della donna , per effetto della stessa o del parto .

Come più volte ribadito , tale ultima ipotesi sostanziale non è stata introdotta della 194 , perché anche prima della sua entrata in vigore , anno 1978 , quella fattispecie rientrava nella generale causa di giustificazione di cui all’art. 54 c.p. , non essendo , in particolare , punibile quella condotta per stato di necessità ( della madre ) , quindi per la necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di danno grave alla persona , non volontariamente causato dall’interessato , né altrimenti evitabile , ferma restando la proporzionalità del fatto al pericolo .

Chi con la 194 vorrebbe abolire questa ipotesi , non conosce il diritto .

2 ) I quesiti minimali possibili ed efficaci per i nostri fini sostanziali sono molteplici .

La formula che usato sin dall’inizio è volutamente non specifica , per evitare che qualche associazione usasse la virgola o il punto e virgola per giustificare la sua mancata adesione , mascherando , così , i propri interessi di marchio e di bottega , con implicazioni anche di carattere commerciale .

Ecco che è possibile configurare in via alternativa al quesito massimale , che sicuramente verrà proposto , almeno due ipotesi centrali :

a ) la riproposizione tale e quale del quesito minimale già ammesso nel 1981 ;

b ) un quesito sostanzialmente abrogativo ( tra l’altro ) degli artt. 4 e 5 , che , se ammesso e approvato dal corpo elettorale , estenderebbe ai primi 90 giorni di gravidanza le più rigorose condizioni previste dall’art. 6 della legge .

Quindi , non più aborto libero , neppure nei primi 3 mesi di gestazione .

Per quale motivo questa proposizione alternativa ?

Proprio per evitare che il lavoro immane ( e soprattutto io posso usare questo termine , anche se nessuno mi ha obbligato ad affrontare questa battaglia ) che presuppone questa operazione non cada nel nulla , stante i pericoli di una censura della Consulta , ma che si possa ottenere almeno un risultato parziale , significativo sul piano giuridico e culturale .

Chiederemo , dunque , come da manifesto , l’abrogazione totale , in subordine abrogazioni parziali .

Ora , la recente sentenza n. 13 del 2012 , con la quale sono stati rigettati i quesiti del referendum elettorale di Dipietrista matrice , hanno sottolineato , in parte ribadendoli , due princìpi di fondo :

a ) l’inammissibilità di una reviviscenza di una legge ( abrogata ) anteriore rispetto a quella oggetto di referendum ;

b ) la necessità che , dall’astratta abrogazione della legge , sia configurabile una normativa cosiddetta “ di risulta “ , quindi residua e tale da poter sopravvivere autonomamente ed essere immediatamente applicabile , regolando la materia .

I due princìpi ,  a mio avviso , sono del tutto contraddittori .

Per giustificare il primo , infatti , molto discutibile e contestato da diversi costituzionalisti , s’afferma che dall’approvazione di un referendum abrogativo non può derivare l’entrata in vigore di una disciplina , ancorché preesistente e soppressa , poiché , in tal caso , si stravolgerebbe la natura dell’istituto referendario , trasformandolo da abrogativo a propositivo ..

Orbene , tale motivazione , a mio avviso , vale però anche per smentire il secondo princìpio che la Corte Costituzionale afferma , in quanto attraverso la normativa di risulta l’approvazione del referendum svolge , comunque , una funzione novativo-legislativa , disciplinando novativamente la materia .

La mancata ammissione nel 2005 del quesito massimale sulla L. 40 era giustificato dall’assenza di una normativa precedente , da cui la prospettiva di un autentico vuoto normativo .

Pericolo , comunque , da escludersi in presenza di quesiti abrogativi parziali , nei termini di cui sopra .

Ad ogni buon conto , ribadisco la mia assoluta apertura sui dettagli dei quesiti ad un confronto con tutte quelle organizzazione che volessero subordinare la propria adesione a questioni di carattere tecnico-giuridico .

Naturalmente , il mio auspicio è che le possibili considerazioni provengano da soggetti che conoscono il diritto applicato ( avvocati o giudici ) o , quanto meno , che siano dottori in legge e lavorino sul diritto .

Invito , quindi , tutti i rappresentanti di associazioni o comitati o loro esponenti a formulare pubblicamente tali possibili considerazioni , che non potranno , peraltro , mai essere considerate delle contestazioni , rispetto a quesiti che non ho mai volutamente enunciato in modo specifico .

Inoltre , mi rendo disponibile ad un dibattito , sempre pubblico , sui quesiti medesimi , alla presenza dell’assemblea di quelle organizzazioni .

Non temo la trasparenza , come sempre , non avendo nulla da nascondere .

Ognuno , all’occorrenza , potrà valutare da oggi parole e silenzi .

Invito , come sempre , tutti coloro che ritengono che abbia un senso protestare contro qualcosa solo se si ha una proposta concreta diretta alla sua eliminazione , ad aderire alla nostra iniziativa tramite il sito ufficiale www.no194.org .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato il 15-5-2012 da www.pontifex.roma.it e www.riscossacristiana.it

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : GLI ABROGAZIONISTI TEORICI

Concludendo la nostra panoramica , dopo aver analizzato in dettaglio le tre correnti dell’antiabortismo nazionale più lontane dalle nostre posizioni ( i difensori della 194 , i critici verso la legge ma relativisti e gli sconfitti e rassegnati ) , ci soffermiamo su quella più prossima alle stesse, quella degli abrogazionisti teorici .

Ci accomuna con costoro la condivisione di diversi princìpi , quelli secondo cui :

a ) il carattere aberrante di un fenomeno è incompatibile con la sua legalizzazione ;

b ) la legge non è un dettaglio della storia , ma contribuisce a modificare l’orientamento culturale della collettività ;

c ) i concepiti sono tutti uguali , in ogni epoca , quindi sono meritevoli di tutela sul piano legislativo anche se l’atto di concepimento che li riguarda sia successivo al 1981 , anno del primo referendum , e per il loro diritto alla vita è civicamente doveroso lottare anche a costo di perdere una consultazione elettorale , al fine di tentare di eliminare una sconfitta perenne , silenziosa e quotidiana conseguente alla permanente vigenza della 194 .

Ci differenzia da loro il carattere puramente teorico dell’abrogazionismo che essi configurano .

Tale differenza si basa più su condizioni piscologiche che di pensiero .

E’ propria di una parte del genere umano la tendenza a declamare e ad enunciare massime , senza minimamente porsi il problema di dare un seguito ( e , quindi , un senso ) alle proprie enunciazioni .

L’importante è il bel gesto , la frase ad effetto , magari pretesamente ridondante di cultura e nulla sotto il profilo degli effetti concreti , tale , dunque , da sfuggire ad ogni sconfitta , in quanto la partita di costoro non inizia mai , evento contrastante con la loro fisiologica inconcludenza .

Abbiamo poi i criticoni di natura , coloro che , sedicenti primi della classe , impallinano chiunque si muova , tanto acuti nel cogliere veri o presunti errori altrui , talvolta presbiti nello scorgere i propri .

Accanto agli “ artisti “ ed ai critici in sé , vi sono coloro che appoggiano solo ciò che è nato e viene gestito da loro stessi , e ciò vale anche per le iniziative che condividono al 100 %.

Le argomentazioni formulate per giustificare la loro riluttanza , inevitabilmente , si rivelano sin troppo evidentemente contraddittorie , al punto di apparire patetiche ed imbarazzanti per chi le ascolta , in quanto il loro problema è solo legato al proprio ego .

Passando dalla psicologia agli ideali , troviamo le ultime due sottocategorie , quella dei filoparlamentari e dei costruttivo-riflessivi .

I primi sono convinti che la 194 possa essere abrogata attraverso l’operato delle due camere , nonostante la totale inattività in tal senso del palazzo in oltre un trentennio .

E’ vero che è bene avere fiducia nel prossimo , ma se in età adulta si crede ancora nell’esistenza di Babbo Natale , non ci si deve indignare se qualcuno crede di scorgere in questo atteggiamento una certa qual dabbenaggine .

E’ , infatti , difficile pensare che i nostri parlamentari possano improvvisamente convertirsi , illuminati dalla volontà di recedere dai propri interessi ( che sconsigliano operazioni a rischio di impopolarità ) , interessi sui quali è stato costruito un chiacchieratissimo sistema di privilegi ( tanto più ripugnante se si pensa al contributo ad esso dato dalle forze che invocano il voto dei ceti più poveri , per poi associarsi ad elaborare ed approvare in aula i relativi provvedimenti di attuazione ) e che spingono , ad esempio , una forza politica a farsi promotrice di volta in volta di sbarramenti elettorali fissati ad un punto percentuale al di sotto della propria consistenza .

Non si può certo pensare che la classe parlamentare ( se mai lo volesse nel merito , il che è da escludere radicalmente ) possa aver il coraggio di sfidare il blocco culturale stradominante nel nostro paese , che parte dagli ambienti femministi e vicini al partito radicale per giungere sino ai nostri avversari più aggressivi , appartenenti a frange confuse del mondo cattolico e della stessa realtà “ pro life “ , decadente e parolaia .

Sono proprio quest’ultimi i primi guardiani della 194 , in quanto appartenenti ad un mondo nel quale rientrano potenziali sostenitori della nostra battaglia e , quindi , possono dissuaderli più efficacemente dall’aderire ad un’operazione finalmente concreta e quindi utile , dopo tante vuote e retoriche enunciazioni di princìpio che hanno alimentato il mito dell’intoccabilità della stessa legge che si stigmatizzava , in quanto , per l’appunto , non seguite da azioni concrete esperite da parte di coloro che avrebbero dovuto porle in essere in forza di quelle enunciazioni .

Quanto ai costruttivo-riflessivi , ricordo loro :

-che il nostro comitato è apartitico , apolitico , vanta 8 000 aderenti ed è la prima forza “pro life“ italiana come numero di iscritti , quasi tutti acquisiti negli ultimi 15 mesi e mezzo ( eravamo 183 il 12-1-2011 ) , anzitutto attraverso il sito ( www.no194.org ) ;

-che è possibile sostenere NO194 mediante spontanee donazioni , secondo le modalità indicate nel nostro sito ora citato ;

-che , a sostegno dell’iniziativa è stata costituita l’omonima associazione con atto pubblico , forse caso inedito nel settore , in vista di un suo formale riconoscimento , a garanzia di massima trasparenza ;

che tutti gli aspetti annessi e connessi al finanziamento vengono sottoposti regolarmente al controllo di un organo di revisione esterno e che , stante la molteplicità degli avversari e la fisiologica presenza in tutti i movimenti di dissidenti che ci creano in corso d’opera , si opera nella totale consapevolezza di essere particolarmente esposti al sollecito di interventi ispettivi e altro .

Nessuno può , quindi , accusarci di essere degli ingenui romantici , in quanto questa condizione può riguardare , al limite , coloro che , eventualmente , si stupiscano dell’intento di dare all’iniziativa una copertura in termini di mezzi .

Ribadiamo , inoltre , che l’operazione referendaria , alla luce della presumibile conclusione naturale dell’attuale legislatura , non potrà di fatto svolgersi per legge prima del 2014 .

Nel frattempo , ci stiamo da tempo radicando sul territorio con i nostri nuclei operativi provinciali , per divulgare l’iniziativa e preparare l’organizzazione della raccolta delle firme .

L’associazione ha durata indeterminata e mira ad essere operante anche dopo lo svolgimento del referendum , a prescindere dal suo esito , stante l’eterna necessità di difendere , anche preventivamente , il diritto alla nascita e di agire per la sua tutela , anche con azioni culturali , ricreative , filantropiche e di volontariato , implicitamente connesse al suo fine .

Come da statuto , le cariche sono ricoperte gratuitamente e , in caso di estinzione dell’associazione , i suoi beni verranno devoluti in beneficienza .

Invito tutti coloro che ritengono che abbia un senso protestare contro qualcosa solo se si ha una proposta concreta diretta alla sua eliminazione , ad aderire alla nostra iniziativa , come detto , tramite il sito ufficiale www.no194.org .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato su www.pontifex.roma.it il 30 aprile 2012

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : GLI SCONFITTI E RASSEGNATI

Dopo aver analizzato in dettaglio le posizioni delle due correnti più moderate dell’antiabortismo nazionale ( inteso nella riduttiva accezione giornalistica del termine come mera stigmatizzazione della pratica abortiva ) ,  quindi quelle dei difensori della 194 e dei critici verso la legge , ma relativisti , trattiamo ora la terza corrente , quella degli sconfitti e rassegnati .

Questo orientamento è tipico del Movimento per la Vita , organizzazione che , a differenza dei relativisti , nella centralità della legge ha creduto , tanto da poter vantare la promozione del primo referendum a ciò finalizzato , svoltosi trent’anni fa , sia pur con esito negativo .

Quella sconfitta fu figlia non solo di un clima politico-culturale sfavorevole , ma anche di una serie di errori che rendono anacronistiche certe valutazioni saccenti nei nostri confronti che provengono da alcuni protagonisti diretti di quella esperienza , in quanto già dirigenti all’epoca del MPV .

Anzitutto , gli organizzatori di quella consultazione non riuscirono mai ad affrancarsi ( e forse non lo vollero neppure realmente ) dalla loro immediata identificazione con una formazione politica , sia pur di maggioranza relativa nel paese e caratterizzatasi in parte quanto meno per silenzi , neutralismi , omissioni e distinguo strategici .

Una battaglia come questa deve prescindere dalle sigle di partito , onde scongiurare strumentalizzazioni di sorta destinate a segnarne l’esito in senso negativo , e deve sottrarsi a schieramenti e veti , aprendosi liberamente e a 360 gradi verso tutte le possibilità divulgative .

In secondo luogo , il MPV apparve agli occhi dell’opinione pubblica come un’organizzazione confessionale , protagonista di una diatriba laici-cattolici , destinata per ragioni numeriche ad una inesorabile sconfitta dei secondi .

Un conto è essere credenti , condizione che mi riguarda pienamente , un conto è avvinghiarsi esclusivamente alle proprie convinzioni religiose in mancanza di ulteriori argomenti che possano rafforzare una tesi e ampliare il consenso .

Ci furono , poi , una serie di errori di carattere tecnico , non il più clamoroso dei quali la scelta del trimestre di raccolta delle firme in estate ( del 1980 ) , coinvolgendo così pienamente il periodo in cui gli italiani sono meno presenti sul territorio nazionale e sono più distratti da impegni di ogni tipo ( anche civici e di coscienza ) .

In questo quadro , sembra che abbia assunto un ruolo fondamentale nel consentire il raggiungimento delle 500 000 firme un appello pressoché esplicito di Papa Giovanni Paolo II all’inizio del terzo mese , che con la sua immensa autorevolezza riuscì ad ovviare in modo egregio ad un bimestre introduttivo del tutto negativo .

Nessuno , dunque , ci potrà seriamente contestare di peggiorare gravemente questo curriculum con un’iniziativa che è diretta a ribaltare una situazione disastrosa , non condividendo che ci si crogioli nella sua contemplazione , timorosi di perdere il nulla che si ha ottenuto .

La sconfitta registrata in quella consultazione ha determinato in molti un atteggiamento di rassegnazione , che non è nient’altro che la ratifica della sconfitta medesima , permanente da oltre un trentennio .

Ecco che , ferma restando una valutazione negativa della legge , della quale non s’ignora l’importanza , la via abrogativa ( e referendaria ) viene considerata assolutamente impraticabile , come ribadito dal Vicepresidente del MPV Dott. Giuseppe Anzani solo qualche mese fa , il 4 novembre 2011 , a Firenze al XXXI convegno nazionale dei CAV ( dichiarazione riportata dal quotidiano Avvenire , a pag. 14 del suo numero del giorno successivo ) .

Lo stesso fondatore ed ininterrotto leader del MPV , On. Carlo Casini , ha così espresso la sua posizione , ormai costante da trent’anni , ad esempio in occasione dello stesso evento , svoltosi però a Roma dal 23 al 25 novembre 2007: “ Non cambiamo il nostro giudizio integralmente negativo sulla 194 , ma nonostante questo e nel prioritario interesse di offrire una maggior tutela del diritto alla vita di tutti gli italiani , nati o non nati , siamo disposti a lavorare insieme alle forze politiche ed alle istituzioni per individuare alcuni aspetti che rendano questa legge meno ingiusta e disumana “ .

Nulla a che vedere , quindi , con la sua abrogazione .

Vi è in primo luogo una fiducia nelle forze politiche, non certo clamorosa in un parlamentare europeo (nelle file dell’UDC), nonostante oltre trent’anni di assoluta inattività del potere legislativo sul tema e nonostante lo stesso leader ed omonimo di quel partito Pierferdinando Casini dichiari costantemente che la 194 andrebbe pienamente attuata, con il potenziamento dei consultori familiari.

Inoltre , si auspica espressamente e remissivamente l’individuazione di “ alcuni aspetti “ su cui lavorare “ che rendano quella legge meno ingiusta e disumana “ .

L’intervento ora citato è stato pubblicato il 12-12-2007 e nella pagina successiva della medesima rivista fu riportata un’intervista all’On. Savino Pezzotta dal titolo “ Pezzotta . Il tema della vita è entrato nell’agenda “ .

Sono trascorsi 4 anni, non si è aperto neppure il più includente e furbescamente fumoso dei dibattiti tra i politici sull’argomento , in vista anche solo di una semplice , ipotetica , minima revisione della legge .

La rassegnazione si traduce anche nella diversificazione del proprio impegno in battaglie simboliche e purtroppo del tutto inutili .

Faccio riferimento a quella generica per il riconoscimento nella Carta europea dei diritti fondamentali del concepimento come inizio del diritto alla vita e per l’estensione della capacità giuridica al concepito , intrapresa dal MPV presso l’UE , chiaramente del tutto anacronistica per almeno tre ragioni .

Essa è totalmente ininfluente sul contrario diritto di interrompere volontariamente la gravidanza , se è vero che l’art. 462 c.c. , entrato in vigore nel 1942 , riconosce già la capacità di succedere al concepito che nasca nei 300 giorni successivi al decesso del marito della madre , ma ciò non ha impedito l’entrata in vigore 36 anni dopo della 194 .

Non solo , ma tale battaglia viene combattuta in un ambito ultralaicizzato come quello europeo , il che rende patetiche certe lezioncine vagamente sociologiche su come la società italiana sarebbe inadeguata a recepire un’iniziativa come la nostra , quando il nostro paese rimane uno dei 4-5 più cattolici ( quelli presso cui , di regola , sono in vigore le discipline più restrittive del fenomeno abortivo ) del continente .

Da cui lo scontato rigetto dell’istanza da parte della commissione europea , epilogo naturale delle petizioni , effimere e strumentali per definizione , a differenza del referendum abrogativo , mezzo attraverso il quale il popolo esercita in modo dirompente , efficace ed autosufficiente il proprio potere di democrazia diretta .

Infine , sul piano tecnico , come ribadito anche di recente dalla Corte di Giustizia , gli unici organismi giuridicamente competenti a decidere sulla legalizzazione dell’aborto sono riconducibili agli stati nazionali e non risiedono presso le istituzioni comunitarie .

Questa linea ha , da un lato , distratto e coinvolto una parte del mondo cattolico ufficiale , inconsapevole della radicale inconsistenza ed irritualità dell’azione , e , dall’altro e di contro , indotto numerosi iscritti a quella organizzazione , soprattutto ai CAV che di essa sono ( splendida ) emanazione , ad aderire alla nostra iniziativa neo-referendaria .

Di qui le reazioni scomposte contro il sottoscritto ( alcune delle quali già menzionate nel mio pezzo pubblicato sul web il 31-8-2011 ) e nostri attivisti ( le ultime nel triveneto ) , che esprimono un atteggiamento analogo a quello del bottegaio che apprende l’apertura di un esercizio concorrente a qualche decina di metri dal proprio .

La difesa della vita non è una merce , non rappresenta un’esclusiva di nessuno , chi compie scelte strategico-ideali diverse va rispettato e destinati a fallire sono contraddittori tentativi di fagocitazione ed atti di disturbo ispirati a logiche propagandistiche e di conservazione delle proprie posizioni , tanto più se esercitati verso un’organizzazione in crescita inarrestabile ( al punto di essere la prima italiana nel settore con 7 000 iscrizioni formalizzate in un poco più di un anno ) come la nostra , alla quale invito ad aderire tramite il sito www.no194.org .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale No194

Pubblicato il 31-3-2012 su www.pontifex.roma.it

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : GLI ANTIABORTISTI CRITICI VERSO LA 194 , MA RELATIVISTI

Un’elementare ma doverosa premessa .

Il dibattito è uno strumento fondamentale per l’acquisizione del consenso , indispensabile per chi , come noi , ha la necessità di raccogliere adesioni ad un’iniziativa .

E il dibattito si esprime attraverso il confronto delle diverse posizioni .

Rimarcare la diversità delle proprie tesi diventa tanto più legittimo e doveroso nei confronti di chi , altrettanto legittimamente , solleva obiezioni circa un’iniziativa che si fonda su tali tesi .

Ciò anche per escludere che il silenzio possa essere considerato indice di assenza di argomentazioni tali da contrapporsi efficacemente a quelle obiezioni .

Ciò premesso , proseguiamo nel confronto tra il nostro orientamento e quelli diversi che caratterizzano il mondo antiabortista nazionale in senso molto lato , con riferimento all’accezione giornalistica di tale termine , con la quale si intende indicare non in senso stretto la contrarietà alla legalizzazione dell’aborto , ma , più in semplicemente , la stigmatizzazione della pratica abortiva .

Partendo da tale presupposto , come ricordato nel mio pezzo pubblicato nei primi giorni di quest’anno da diversi siti , gli antiabortisti nazionali ( e i movimenti di area ) si suddividono in :

1 ) difensori della 194 ( dei quali ci siamo occupati il mese scorso , che hanno quale più autorevole e brillante esponente il Direttore de “ Il Foglio “ , Giuliano Ferrara ) .

2 ) critici verso la 194 , ma relativisti ;

3 ) sconfitti e rassegnati ;

4 ) abrogazionisti teorici ;

5 ) abrogazionisti pratici ( la categoria alla quale apparteniamo ) .

Confrontiamo ora la nostra posizione con quella che caratterizza la seconda categoria .

2 ) CRITICI VERSO LA 194 , MA RELATIVISTI

Questa linea è sostenuta da coloro secondo i quali l’importanza della legge , per quanto quest’ultima sia deprecabile , è del tutto relativa , poiché centrale è un mutamento culturale .

La 194 , inoltre , non deve essere attaccata perché del tutto inattaccabile , in un referendum i favorevoli all’abrogazione sarebbero pochissimi .

La centralità / esclusività , dell’elemento culturale è condivisa con i difensori della 194 , ancorché la valutazione del contenuto della legge sia diversa , il cui tentativo di abrogazione costituirebbe comunque un’operazione velleitaria .

Non a caso questa linea è espressa , ad esempio , dal Prof. Agnoli , candidato nella lista di Ferrara alle ultime elezioni politiche .

Cito testualmente un articolo dello stesso , pubblicato sul web nel dicembre scorso : “ L’esempio è sempre quello della Croazia : con la legge abortista comunista , invariata da anni , e con una martellante campagna di educazione e di propaganda pro life sulla vita del nascituro , sulla sua dignità , sul senso del matrimonio etc . gli aborti sono diventati pochissimi . Senza toccare la legge, che un giorno , si spera , verrà abolita del tutto . Oggi un movimento pro life ha questo grande compito : non è oggi in grado di abrogare la 194 , per esempio , con un referendum “ .

Tale tesi si presenta fragile e contraddittoria sotto diversi profili .

A ) Anzitutto ed in linea di princìpio , appare veramente azzardato sostenere che una legge possa essere modificata da un orientamento culturale presente nella società e che non condizioni a sua volta , almeno parzialmente ma in modo comunque consistente , l’opinione della collettività .

Dal mio osservatorio professionale posso assicurare che il cliente ricerca nel parere legale che viene chiesto essenzialmente la tranquillità di poter compiere un’azione senza conseguenze .

La legalità ( suggellata e non discussa ) di una condotta , in quanto ammessa dagli organi che rappresentano il potere e che sono preposti a garantire l’ordine pubblico e sociale , tende ad escludere in radice la percezione della sua gravità .

B )  In secondo luogo e introducendo il merito , una premessa di fatto che viene riportata nella tesi di cui trattasi appare , se non inesatta , fuorviante .

La Croazia avrà si una legge abortista “ comunista “ , entrata in vigore al pari della 194 nel 1978 a completamento di un cammino normativo iniziato nel 1952 , ma più restrittiva della nostra , il che è significativo del valore liberticida della 194 , il cui capostipite è pur rappresentato da una legge sovietica del 1921 , la prima che ha legalizzato nel mondo l’interruzione volontaria di gravidanza , quale provvedimento che ben si coniugava con gli stermini di massa compiuti da quel regime , che , a prescindere dai 20 milioni di morti politiche addebitatigli da un rigoroso studio riportato in un noto libro del 1997 , è di fatto riuscito a negare , in un colpo solo , ogni libertà , non solo quella politica , ma pure economica e religiosa , nel quadro del disprezzo più profondo della dignità dell’essere umano , annientato nelle proprie aspirazioni , ideali , materiali e spirituali .

In Croazia , l’aborto è libero nelle prime 10 settimane ( non nei primi tre mesi , come si ricava dal combinato disposto degli artt. 4 e 5 della legge italiana ) e successivamente è ammesso solo in presenza di un’autorizzazione preventiva di una commissione composta da medici ed assistenti sociali , sulla base di motivazioni riguardanti il pericolo di vita della madre , la sua salute , le malformazioni del nascituro , la presenza di uno stupro etc .

Un quadro ben più restrittivo di quello ampiamente tollerante contemplato dall’art. 6 della 194 .

Quindi , quella disciplina non è agli antipodi con la positiva tendenza che si starebbe affermando nella società croata , ma in difformità con la stessa , e quell’esempio non esclude a maggior ragione l’importanza dell’abrogazione della 194 , legge peggiore e non migliore di quella straniera citata .

C ) Inoltre , le condizioni storiche di quel paese sono lontane anni luce dalle nostre .

Abbiamo più volte sottolineato come tutte le normative più virtuose in materia ( quanto meno in Europa e nelle Americhe ) siano applicate da paesi rigorosamente cattolici .

Nel nostro continente , peraltro , il quadro è assolutamente desolante , a dimostrazione di quanto sia assurdo ( al punto di essere puramente simbolico , quindi inutile ) fare battaglie “ pro life “ presso le istituzioni comunitarie .

Eccezioni a questa mortificante tendenza , frutto di un ultralaicismo reso tanto più vincente dalla pavidità , incoerenza ed inconsistenza di quelle forze che ad esso avrebbero dovuto e dovrebbero contrapporsi , sono rappresentate da Croazia , Irlanda , Polonia e , in parte , Ungheria .

Nazioni che sulla fede cattolica hanno costruito la propria forza identitaria per vincere potenze estere aggressive e imperialiste , forza ben recepita dai governi locali .

Il nostro esecutivo , di qualsiasi colore politico , non intraprenderà mai corpose campagne culturali o iniziative sostanziali analoghe a quelle esperite dal governo croato , che sarebbero dirette a stravolgere una situazione ed una normativa che , agli occhi della classe politica italiana , garantiscono la pace sociale ed il consenso .

Significativamente , non vi è un solo partito rappresentato in parlamento nel quale i cattolici siano in maggioranza e Pierferdinando Casini , che rivendica di essere il leader di una formazione erede di un grosso partito cristiano , come noto , difende la 194 , della quale chiede anzi la sua piena applicazione con il potenziamento dei consultori familiari .

D ) La soluzione e la via proposte sono tanto più velleitarie e utopistiche di quella che viene censurata , che noi sosteniamo e che costituisce l’essenza della nostra iniziativa ( referendaria ) .

L’abrogazione della 194 presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica .

Tale orientamento , però , non può certo essere frutto di un indottrinamento di massa ( impossibile in democrazia ) o di un’attività informativo-editoriale ( purtroppo fisiologicamente circoscritta a ristretti gruppi di soggetti interessati alla materia sottesa, di regola già schierati) , ma può maturare solo da un vasto dibattito che coinvolga l’opinione pubblica , a seguito di un fatto oggettivamente di rilevanza pubblica generale .

Tale fatto non può che essere rappresentato da un’iniziativa di carattere popolare , viste le croniche e ultratrentennali reticenze omissioni delle istituzioni e delle forze parlamentari , iniziativa che punti ai diritti dei singoli , quindi di automatico interesse pubblico .

Già la raccolta delle firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino è incompatibile con una censura , per non parlare di una campagna referendaria , effettuata in vista di quella consultazione .

A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .

L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , anche in conseguenza della crescente sfiducia verso i partiti e della sempre più consolidata tendenza dei singoli a maturare autonomamente le proprie convinzioni , attingendo da diverse fonti informative .

Pure in caso contrario , credo sia meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .

Una sconfitta che , nel nostro caso , dura in modo permanente da oltre trent’anni .

E ) Le iniziative di sensibilizzazione culturale, se rappresentate dalle marce “pro life“, sono di per sé sicuramente valide, ma qualche perplessità sorge circa la loro conformità con lo scopo dichiarato.

Cito ad esempio la prima Marcia per la Vita , ben organizzata a Desenzano il 28 maggio dello scorso anno e caratterizzata da 250 partecipanti .

Un amico , iscritto da anni al Movimento per la Vita , mi disse che quella manifestazione assumeva un carattere di polemica distinzione rispetto al MPV ed all’analogo evento da esso organizzato a Roma la domenica precedente , il 22 maggio .

Al di là delle comparazioni numeriche sulle presenze effettuate nei giorni successivi , non ho alcun elemento per attribuire un carattere antagonista ad una Marcia di alto valore etico come quella svoltasi in territorio bresciano .

Debbo , però , rilevare che nel marzo 2011 chiesi allo stesso Prof. Agnoli , uno degli organizzatori, di poter effettuare un intervento di 5 minuti nella conferenza ( poi durata 4 ore ) prevista nel pomeriggio , a margine della Marcia .

Ricevetti una risposta negativa , con la motivazione che la mia richiesta era tardiva e che , in ogni caso , quel dibattito era riservato a coloro che “avevano fatto la storia del mondo pro life italiano“ .

In vista della Marcia di quest’anno , fissata per il 13 maggio a Roma , ho presentato la mia richiesta all’atto dell’iscrizione , formalizzata nel novembre scorso , quindi con un preavviso di 6 mesi , sempre a nome della No194 , che nel frattempo conta oltre 6 000 iscritti , prima forza nazionale del settore , senza per ora ricevere risposta .

Ora , il problema non è tanto che al sottoscritto possa o meno essere data l’occasione di pubblicizzare la nostra iniziativa , oggettivamente “ pro life “ in quanto diretta ad ottenere in concreto l’abrogazione della normativa che ha legalizzato l’aborto in Italia , ma comprendere se realmente si vuole cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica con manifestazioni che abbiano un impatto tanto vasto da determinare un’effettiva conversione di massa ( operazione ritenuta meno velleitaria e di più ampia presa di un’azione referendaria ) contrapponendosi , già e nel contempo , alle due organizzazioni di gran lunga numericamente più consistenti dell’antiabortismo italiano o cercando di escluderne o di occultarne la presenza e , in caso affermativo , valutare se ciò non sia contraddittorio e davvero profondamente velleitario.

Un conto è differenziarsi per confrontarsi democraticamente sulle idee , un conto è ( sempre in caso affermativo ) censurare nell’ambito di una manifestazione “ pro life “chi , pur essendo oggettivamente “ pro life “ , esprime posizioni diverse dalle proprie , tanto più se a nome di organizzazioni di fatto e matematicamente consistenti più di ogni altra all’interno di quel mondo .

Ad ogni buon conto , per quanto mi riguarda , invito tutti i nostri iscritti ad essere comunque presenti alla Marcia per la Vita per contribuire a garantirne il successo , scongiurando valutazioni trionfalistiche dei cosiddetti “ abortisti “ , che rappresentano la nostra unica controparte , per sconfiggere la quale cerchiamo di dimostrare l’infondatezza delle tesi a noi contrapposte e chiediamo di aderire alla nostra iniziativa referendaria tramite il sito www.no194.org

Pietro Guerini – Portavoce nazionale No194 

Pubblicato su www.pontifex.roma.it il 1-3-2012

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