Category “Rassegna stampa specifica”

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : GLI ANTIABORTISTI DIFENSORI DELLA L. 194

Nel mio pezzo pubblicato da diversi siti ( per primo www.pontifex.roma.it ) nei primi giorni di quest’anno , intitolato “ Nuovo referendum abrogativo della l.194 in materia di aborto : come è cambiato l’antiabortismo italiano nel 2011 “ , ho individuato le 5 correnti di pensiero attualmente presenti sul tema nel mondo “ pro life “ ( in senso molto lato ) nazionale :

1 ) i difensori della L.194 ;

2 ) i critici verso la 194 , ma relativisti , ritenendo che la disciplina normativa del fenomeno sia sostanzialmente irrilevante , a prescindere dalla sua stessa abrogabilità o modificabilità ;

3 ) gli sconfitti e rassegnati , coloro che colgono l’importanza della legge , ma la considerano non abrogabile , dopo la sconfitta referendaria del 1981 , al limite modificabile all’esito di una attività diplomatica ;

4 ) gli abrogazionisti teorici , tra i quali si annoverano non solo i riflessivi e gli incerti , ma anche coloro che auspicano passivamente l’abrogazione , senza porsi il problema di come questa possa avvenire o confidando in un’improvvisa conversione generale dei nostri parlamentari ( inattivi da oltre trent’anni ) , “ ex abrupto “ illuminati dalla volontà di recedere dai propri interessi ( che sconsigliano operazioni a rischio di impopolarità ) e di cancellare la 194 , il tutto a prescindere da azioni referendarie e dalla pressione esercitata su di essi da un movimento costituito all’uopo , per conseguire l’unico fine effettivamente praticabile in concreto dal popolo , che non può approvare nuove leggi o far abrogare dalle Camere quelle esistenti , ma solo abolire direttamente le norme vigenti attraverso lo strumento referendario ;

5 ) gli abrogazionisti pratici , vale a dire la nostra corrente .

Inizio la panoramica di queste posizioni dalla prima , consapevole che non ci si può sottrarre dal confronto con le altre tesi , anche per dimostrare l’auspicabile bontà della propria .

1 ) DIFENSORI DELLA L. 194

Debbo ribadire , come premessa , che il mio dizionario , alla voce “ antiabortista “ recita : “ Colui che è contrario alla legalizzazione dell’aborto “ e che , quindi , solo il nostro movimento ( con i suoi iscritti presenti e futuri ) può dichiararsi tale , in quanto si muove coerentemente a tale contrarietà .

Accettiamo , peraltro , ai fini della presente disamina , la ben più generosa accezione giornalistica del termine , secondo cui l’antiabortista è colui che stigmatizza esplicitamente la pratica abortiva .

Ciò premesso , la posizione in oggetto è autorevolmente espressa da Giuliano Ferrara , Direttore de Il Foglio .

La stigmatizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nelle sue parole è assolutamente perentoria .

Si legge , infatti , su Il Foglio del 20-10-2011 : “ L’aborto è un omicidio , il massimo omicidio possibile perché preclusivo di tutto il futuro della persona “ .

Ma s’aggiunge di seguito : “ Nello scontro fra assoluti etici che questo comporta  , non è possibile riparare ad un peccato morale , tra i più antichi e sofferti del mondo , con punizioni e ipotesi di reato penale a carico delle donne che abortiscono e di chi collabora al fatto abortivo “ .

Al minuto 3 e quaranta secondi del suo intervento alla puntata della serata precedente , quindi del 19-10-2011 , di Qui Radio Londra , Ferrara ha dichiarato . “ Non credo che si possa curare l’aborto con il diritto penale , perché lo si rende clandestino come è sempre successo e questo peggiora le cose “ .

Come più volte dichiarato , ho un particolare rispetto per il noto giornalista , che stimo per il coraggio e l’onestà intellettuale delle sue prese di posizione , in quanto la prima parte del suo assunto è frutto di un cammino culturale progressivo , compiuto da un ateo , tale ancor oggi , sicuramente influenzato in passato da posizioni ideologiche del tutto incompatibili con la tutela della vita nascente .

Non ho condiviso la sua battaglia con la lista “ Aborto no grazie “ alle elezioni politiche del 2008 , in quanto , anzitutto , in quella sede dovevamo scegliere un governo e , in secondo luogo , una competizione di quel tipo non la si può affrontare con una lista nata da soli due mesi , tanto più con uno sbarramento al 4% su base nazionale alla Camera , ma ho apprezzato , oltre al suo coraggio , la portata culturale dell’iniziativa .

Non condivido , ovviamente , la parte finale del suo pensiero , per varie ragioni .

L’aborto non “ si cura “ , perché non è conseguenza di una malattia , ma di una scelta che è oggi frutto ( piuttosto e vista la sua diffusione ) di una patologia culturale a seguito della quale , per l’appunto , “ si preclude tutto il futuro di una persona “ , senza che , contraddittoriamente , ciò venga ritenuto di una gravità tale da meritare una sanzione di carattere penale .

Una contraddizione evidente che implica la necessità , viceversa , di tutelare il diritto alla vita di quella persona e di abrogare la normativa che ha legalizzato l’atto abortivo .

Non è vero , poi , che “ con il diritto penale l’aborto lo si rende clandestino , come è sempre successo , e questo peggiora le cose “ .

Non è anzitutto vero che rendendo perseguibile penalmente l’aborto si peggiorerebbe la situazione .

E’ intuibile che se si depenalizzassero , a mero titolo di esempio , la rapina o l’omicidio e la gente si potesse liberamente rapinare o ammazzare per strada , sotto gli occhi di tutti , la società non migliorerebbe .

Non a caso , appena entrata in vigore la 194 , nell’ormai lontano 1978 , vi fu un boom di aborti che raggiunse livelli esponenziali , mantenuti ancora oggi quanto a percentuale di interruzioni volontarie sul totale delle gravidanze ( 20-25% ) , pur a fronte di una diminuzione numerica dei casi complessivi , conseguente all’invecchiamento della popolazione ( i 5 milioni e mezzo di abortiti non hanno potuto fare o far fare figli ) ed al massiccio utilizzo di mezzi preventivi tesi a impedire la gestazione che hanno ridotto drasticamente il numero delle gravidanze totali .

Inoltre , è erroneo affermare che “ con il diritto penale l’aborto lo si rende clandestino “ .

La connotazione anche clandestina dell’aborto è attuale e lo sarà sempre .

Ovviamente , mancano i dati ufficiali di un fenomeno clandestino , ma diverse indagini parlano di 30 000 casi all’anno in Italia .

Forse per ridurre realmente gli aborti clandestini lo Stato dovrebbe non solo addebitarci le spese della soppressione di un concepito ( ad oggi totalmente a carico della collettività ) , ma anche incentivare economicamente la diffusione di tale atto soppressivo , con provvedimenti analoghi a quelli già adottati per la rottamazione delle auto .

Ma dare un contributo ad una donna affinché sopprima l’oggetto del concepimento non migliorerebbe la società , pur riducendo la piaga dell’aborto clandestino .

La piaga sociale , infatti , è l’aborto in sé , non la sua clandestinità .

E , anche in caso contrario , il carattere occulto ed illegale dell’interruzione volontaria di gravidanza non è stato certo ridotto dalla 194 .

Pur nell’intrinseca impossibilità di avere dati statistici ufficiali , il clima di lassismo introdotto da tale legge ha favorito peculiari forme di clandestinità , figlie della legge stessa .

Pensiamo agli aborti praticati oltre il novantesimo giorno di gravidanza al di fuori dei requisiti previsti dall’art. 6 della 194 ( pericolo di vita della donna o presenza di processi patologici tali da incidere sulla sua salute mentale e fisica ) .

Oppure consideriamo gli aborti delle minorenni eseguiti in assenza delle autorizzazioni dei genitori o del giudice tutelare , in spregio all’art. 12 della legge .

In buona sostanza , se un fenomeno è aberrante , la legge che lo legalizza ( una legge può anche vietare ) va abrogata , anche per la sua profonda , impareggiabile portata culturale , in considerazione della ovvia tendenza dell’opinione pubblica a considerare giusto ( o comunque non grave ) ciò che è lecito .

E la sua abrogazione , costituzionalmente , è astrattamente possibile solo per due vie : quella parlamentare e quella referendaria .

Chi , nonostante l’assoluta inerzia pluritrentennale delle due camere , confida nella abrogabilità della legge per via parlamentare , e , quindi , extrareferendaria , probabilmente crede ancora nell’esistenza di babbo natale o che un mago possa spiegargli quello che riuscirà a realizzare nella propria esistenza , trovandosi nelle condizioni di colui che non può dare insegnamenti a nessuno .

Certo , l’abrogazione della 194 presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica , ma tale orientamento può maturare solo da un vasto dibattito , che non può che nascere da un’iniziativa che punta ai diritti dei singoli , quindi di interesse pubblico .

A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .

L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , e , anche se lo fosse , meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .

Anche perché , nel nostro caso , la sconfitta dura in modo permanente da oltre trent’anni .

Siamo già un movimento ( come può essere altrimenti definita un’organizzazione con oltre 5 000 aderenti ? ) , ci stiamo radicando sul territorio capillarmente ed a livello provinciale , perfezionando i dettagli organizzativi nella rincorsa costante ad una crescita così esplosiva , con le difficoltà che incontrano coloro che agiscono e non si limitano a parlare o a scrivere .

Un movimento popolare che per conseguire risultati deve impugnare un’arma che può usare autonomamente ( il referendum ) e non presentarsi disarmato e supplicante ai piedi del potere , rappresentato dalla classe parlamentare , invitandolo a prendere inverosimilmente in considerazione le ragioni di coloro dal cui consenso esso non dipende , a scapito degli interessi di comodo degli elettori e quindi , di riflesso , dei propri .

Stiamo con la nostra azione cambiando l’orientamento complessivo del mondo pro life , che era cristallizzato da un trentennio , divenendo la prima forza al suo interno ed accedendo progressivamente ai media , nonostante le censure opposteci anzitutto da siti e organi di stampa di una parte dallo stesso mondo , magari più sensibile alle pur interessanti e meno compromettenti tematiche psicostoricosociologiche .

Ma raccogliendo le firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino , come sopra precisato , si vincono le censure , in quanto si pone in essere un’operazione concreta di inevitabile interesse pubblico .

Nel frattempo , abbiamo bisogno dell’apporto di soggetti che condividano le caratteristiche della nostra azione precisate nel manifesto ( abrogazionista , referendaria , non negoziabile ) , che esprimano , tramite il sito www.no194.org , la propria adesione all’iniziativa e , ancor meglio , la disponibilità ad operare come volontari nella futura raccolta ufficiale delle firme , il cui inizio è anche , per legge , condizionato dalla data di svolgimento delle elezioni politiche ( che dovranno precedere la consultazione referendaria , stante il decorso del 30-9-2011 ) , secondo una procedura definita in dettaglio da una normativa ( quella referendaria , per l’appunto ) che ci consente e ci impone di avere un cammino delineato in ogni minimo particolare , vago solo per chi quella normativa non la conosce . 

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 Pubblicato il 4-2-2012 su www.pontifex.roma.it

Comments off

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : COME E’ CAMBIATO L’ANTIABORTISMO ITALIANO NEL 2011

Fine anno , tempo di auguri e di bilanci .

Premesso che il mio dizionario , alla voce “ antiabortista “ recita : “ Colui che è contrario alla legalizzazione dell’aborto “ e che , quindi , solo il nostro movimento ( con i suoi iscritti presenti e futuri ) può dichiararsi tale , in quanto si muove coerentemente a tale contrarietà , accettiamo per una volta la ben più generosa accezione giornalistica del termine .

Accezione secondo cui l’antiabortista è colui che stigmatizza esplicitamente la pratica abortiva .

Orbene , partendo da tale presupposto , il quadro attuale dell’antiabortismo italiano , per analizzare fedelmente il quale ricorrerò a frasi riportate testualmente , è chiaro .

1 ) DIFENSORI DELLA 194

Tale posizione è espressa da Giuliano Ferrara , Direttore de Il Foglio .

La stigmatizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza è assolutamente esplicita .

Si legge , infatti , su Il Foglio del 20-10-2011 : “ L’aborto è un omicidio , il massimo omicidio possibile perché preclusivo di tutto il futuro della persona “ .

Ma s’aggiunge di seguito : “ Nello scontro fra assoluti etici che questo comporta  , non è possibile riparare ad un peccato morale , tra i più antichi e sofferti del mondo , con punizioni e ipotesi di reato penale a carico delle donne che abortiscono e di chi collabora al fatto abortivo “ .

Al minuto 3 e quaranta secondi del suo intervento alla puntata della serata precedente , quindi del 19-10-2011 , di Qui Radio Londra , Ferrara ha dichiarato . “ Non credo che si possa curare l’aborto con il diritto penale , perché lo si rende clandestino come è sempre successo e questo peggiora le cose “ .

Ho un particolare rispetto per il noto giornalista , che stimo per il coraggio e l’onestà intellettuale delle sue prese di posizione , in quanto la prima parte del suo assunto è frutto di un cammino culturale progressivo , compiuto da un ateo , tale ancor oggi .

Non ho condiviso la sua battaglia con la lista “ Aborto no grazie “ alle elezioni politiche del 2008 , in quanto , anzitutto , in quella sede dovevamo scegliere un governo e , in secondo luogo , una competizione di quel tipo non la si può affrontare con una lista nata da soli due mesi , tanto più con uno sbarramento al 4% su base nazionale alla Camera , ma ho apprezzato , oltre al suo coraggio , la portata culturale dell’iniziativa .

Non condivido , ovviamente , la parte finale del suo pensiero , per ragioni che ho già esposto oralmente più volte , ma che intendo trattare in dettaglio prossimamente .

La battaglia di Ferrara , quindi , è puramente culturale , la 194 non va toccata perché va bene così .

2 ) CRITICI VERSO LA 194 , MA RELATIVISTI

Questa tesi è sostenuta da coloro secondo i quali l’importanza della legge , per quanto quest’ultima sia deprecabile , è del tutto relativa , poiché centrale è un mutamento culturale .

La 194 , inoltre , non deve essere attaccata perché del tutto inattaccabile , in un referendum i favorevoli all’abrogazione sarebbero pochissimi .

Come si può notare la centralità / esclusività , dell’elemento culturale è comune alla posizione precedente , ancorché la valutazione del contenuto della legge sia diversa , il cui tentativo di abrogazione costituirebbe comunque un’operazione velleitaria .

Non a caso questa linea è espressa , ad esempio , dal Prof. Agnoli , candidato nella lista di Ferrara alle ultime elezioni politiche .

Cito testualmente un articolo dello stesso che mi è stato inoltrato in questi giorni , pubblicato sul web nel corrente mese : “ L’esempio è sempre quello della Croazia : con la legge abortista comunista , invariata da anni , e con una martellante campagna di educazione e di propaganda pro life sulla vita del nascituro , sulla sua dignità , sul senso del matrimonio etc . gli aborti sono diventati pochissimi . Senza toccare la legge , che un giorno , si spera , verrà abolita del tutto . Oggi un movimento pro life ha questo grande compito : non è oggi in grado di abrogare la 194 , per esempio , con un referendum “ .

Nello stesso articolo si esprime una valutazione fortemente negativa delle tendenze culturali presenti nel paese .

Tornerò anche su questa posizione , anticipo solo che , sostenendo nel contempo la centralità dell’orientamento culturale dell’opinione pubblica e una visione pessimistica circa la tendenza “ pro life “ della stessa , si conclude fatalmente con un atteggiamento di rassegnazione generale , circa la diffusione della pratica abortiva e l’inattaccabilità della legge che la disciplina .

In concreto , non vi sono soverchie differenze tra sostenere che una legge non deve essere abrogata o che potrebbe essere abrogabile solo in astratto , dopo una campagna culturale apocalittica , tale da rovesciare di 360° la coscienza collettiva di un paese di 60 milioni di abitanti .

3 ) SCONFITTI E RASSEGNATI

La rassegnazione caratterizza anche questa posizione , meno moderata delle precedente e tipica del Movimento per la Vita , a cui lo stesso Agnoli è significativamente iscritto .

Questa organizzazione , infatti , nella centralità della legge ha creduto , tanto da poter vantare la promozione del primo referendum a ciò finalizzato , svoltosi trent’anni fa , sia pur con esito negativo .

E forse ci crede pure oggi , solo che questa via viene considerata assolutamente impraticabile , come ribadito dal Vicepresidente Dott. Giuseppe Anzani solo il mese scorso , il 4 novembre , a Firenze al XXXI convegno nazionale dei CAV ( così sottolinea il quotidiano Avvenire a pag. 14 del suo numero del giorno successivo ) .

Lo stesso fondatore ed ininterrotto leader del MPV , On. Carlo Casini , ha così espresso la sua posizione , ormai costante da trent’anni , ad esempio in occasione dello stesso evento , svoltosi però a Roma dal 23 al 25 novembre 2007: “ Non cambiamo il nostro giudizio integralmente negativo sulla 194 , ma nonostante questo e nel prioritario interesse di offrire una maggior tutela del diritto alla vita di tutti gli italiani , nati o non nati , siamo disposti a lavorare insieme alle forze politiche ed alle istituzioni per individuare alcuni aspetti che rendano questa legge meno ingiusta e disumana “ .

Nulla a che vedere , quindi , con la sua abrogazione .

Tale intervento è stato pubblicato il 12-12-2007 e nella pagina successiva della medesima rivista fu riportata un’intervista all’On. Savino Pezzotta dal titolo “ Pezzotta . Il tema della vita è entrato nell’agenda “ .

Sono trascorsi 4 anni , non si è aperto neppure il più includente e furbescamente fumoso dei dibattiti tra i politici sull’argomento , in vista anche solo di una semplice , ipotetica , minima revisione della legge .

La rassegnazione si traduce anche nella diversificazione del proprio impegno in battaglie simboliche e purtroppo del tutto inutili , come quella generica per i diritti del concepito , totalmente ininfluente sul contrario diritto di interrompere volontariamente la gravidanza , per giunta combattuta in un ambito ultralaicizzato come quello europeo , “ ad abundantiam “ presso organismi giuridicamente incompetenti a decidere sulla legalizzazione dell’aborto .

4 ) ABROGAZIONISTI TEORICI

E’ una categoria in estinzione , poiché la nostra associazione sta raccogliendo tutto l’abrogazionismo nazionale , peraltro sino a due anni fa quasi inesistente e limitato a gruppi tanto piccoli quanto valorosi , indirizzandolo verso un’iniziativa concreta .

Rimane qualche caso isolato , per lo più formale .

Mi è stato riferito che a novembre , su sollecito dei presenti , l’assemblea di Verità e Vita ha deliberato con due soli astenuti l’appoggio alla nostra operazione  .

Ero già stato gentilmente invitato all’assemblea precedente il 15-1-2011 a Bologna , nel corso della quale ebbi modo di apprezzare la preparazione degli intervenuti , che si occuparono per lo più del tema del fine vita , tanto che il mio intervento fu probabilmente l’unico avente come oggetto l’argomento dell’aborto .

Chiesi , invano , già nei giorni successivi per iscritto ai responsabili di avere sulla home page del sito di questa associazione un semplice invito ad aderire alla nostra iniziativa tramite il nostro sito www.no194.org .

Ho rinnovato , sempre via mail , questa richiesta il 28-11-2011 , dopo esser stato informato di quanto sopra , senza ricevere risposta .

Col tempo penso che le distanze dovrebbero annullarsi , in linea con la deliberazione assunta dall’assemblea .

5 ) ABROGAZIONISTI PRATICI  

E’ la nostra posizione .

Se un fenomeno è aberrante , la legge che lo legalizza ( una legge può anche vietare ) va abrogata , anche per la sua profonda , impareggiabile portata culturale , in considerazione della ovvia tendenza dell’opinione pubblica a considerare giusto ( o comunque non grave ) ciò che è lecito .

La sua abrogazione presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica , ma tale orientamento non può essere frutto di un indottrinamento di massa ( impossibile in democrazia ) o di un’attività informativo-editoriale (fisiologicamente circoscritta a ristretti gruppi di soggetti interessati alla materia sottesa, di regola già schierati) , ma può maturare solo da un vasto dibattito , che non può che nascere da un’iniziativa che punta ai diritti dei singoli , quindi di interesse pubblico .

Se raccogli le firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino , non puoi essere censurato .

A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .

L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , e , anche se lo fosse , meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .

Anche perché , nel nostro caso , la sconfitta dura in modo permanente da oltre trent’anni .

Tornando al nostro titolo : cosa è cambiato nel 2011 nell’antiabortismo italiano ?

Forse vi è una sola novità : che il 12-1-2011 avevamo 183 iscritti , oggi possiamo vantarne 5 000 .

Siamo la prima forza “ pro life “ nazionale ( stravolgendo radicalmente il quadro precedente ) e abbiamo un obiettivo concreto .

Dopo decenni di calma piatta , è cominciata una nuova stagione , i nostri avversari se ne stanno accorgendo .

Affinché possano accorgersene maggiormente , abbiamo bisogno del Vostro aiuto , quindi delle Vostre adesioni e della Vostra dichiarata disponibilità ad operare come volontari nella futura raccolta ufficiale delle firme , il cui inizio è anche condizionato , per legge , dalla data di svolgimento delle elezioni politiche .

Comunicatemi il Vostro intendimento in tal senso tramite il citato sito www.no194.org .

Buone feste e grazie . 

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 

Pubblicato il 31-12-2011 da www.pontifex.roma.it e da www.messainlatino.it

Comments off

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : APARTITICITA’ DELL’INIZIATIVA ED ESIGENZE DI DIVULGAZIONE

L’iniziativa neoreferendaria che ci riguarda ha un carattere fisiologicamente apartitico ed apolitico .

Apartitico già in quanto essa non è stata promossa da un partito ma da un privato , come il sottoscritto , non iscritto a formazioni politiche ( né ad associazioni o movimenti , tra l’altro ) e mai candidato in consultazioni elettorali ( neppure in elezioni circoscrizionali ) .

Corollario di tale apartiticità è , anzitutto , la mancanza di quei consistenti mezzi organizzativi ed economici di vario tipo ( pensiamo ai rimborsi elettorali , per tacer d’altro ) di cui si sono potuti avvalere in pratica tutti i comitati referendari in questi decenni , espressione diretta delle decisioni assunte dai vertici di partito .

Non puoi raccogliere 1 200 000 firme in 40 giorni ( pensiamo all’azione referendaria contro l’attuale legge elettorale ) se non hai alle spalle floride forze politiche che operano , di regola , perseguendo finalità pure strettamente politiche .

Finalità nelle quali si faticano a rintracciare motivazioni ideali ( di fatto in Italia nessun partito , quanto meno tra i maggiori , è rigorosamente e coerentemente favorevole alla scelta da parte dell’elettore sia del parlamentare che del governo ) .

Ma l’apartiticità implica anche un’assoluta libertà di movimento e di rivolgersi potenzialmente ad ogni singolo e ad ogni coscienza , senza che nulla possa essere obiettato circa le scelte compiute da altri , su temi eticamente sensibili e non .

L’apoliticità , poi , presuppone la mancata adesione ad una coalizione .

Per quanto mi riguarda , non fatico certo ad immedesimarmi in questa linea , giacché , se si svolgesse domattina una qualsiasi consultazione elettorale , non saprei quale scelta operare , non sussistendo nel pur variegatissimo panorama nazionale una sola forza della quale condivida tutte ( o quasi tutte ) le posizioni assunte sulle questioni etiche , economiche , istituzionali, in materia di giustizia , lavoro , ordine pubblico e politica estera .

Il singolo aderente , peraltro ed ovviamente , può trovarsi in una situazione ben diversa , quale quella di fedele elettore o addirittura di iscritto ad un partito politico .

Ogni aderente ha la medesima dignità , essenziale essendo solo il rispetto dei princìpi contenuti nel manifesto dell’operazione , che sottolinea come la stessa sia abrogativa , referendaria e non negoziabile ( nessun tatticismo sulla vita altrui ) .

L’ereticità di eventuali posizioni , significativamente difformi , può essere agevolmente opposta e comprovata sulla base del loro confronto con le tesi riportate sul sito www.no194.org ( attraverso il quale anche si raccolgono le adesioni ) .

Orbene , proprio il carattere apartitico ed apolitico della nostra battaglia e la conseguente necessità di non compiere discriminazioni tra le diverse forze , impone un duplice obbligo :

a ) quello di non invitare esponenti di partito in quanto tali come relatori a conferenze da noi organizzate ;

b ) quello , di contro , di accettare qualsiasi invito proveniente da formazioni politiche , con il solo limite rappresentato da ragioni di ordine pubblico che mettano in pericolo l’incolumità dei partecipanti .

Sotto tale ultimo aspetto , è sin troppo evidente che , se si è estranei alle problematiche politiche , non si possono effettuare dei distinguo , che sarebbero fondati su logiche che nulla hanno a che vedere con lo scopo dell’operazione .

Contrariamente ragionando , tra l’altro , si dimostrerebbe di non aver compreso l’importanza della divulgazione delle nostre tesi e , soprattutto , dei nostri concreti obiettivi .

Un’esigenza tanto più stringente in una realtà fortemente discriminatoria come quella con la quale siamo chiamati ad operare , nella quale agli avversari ideali ( dotati di grandi mezzi economici , sostenuti da potenti lobbies e , soprattutto , appoggiati dalla quasi unanimità di media e di gestori dell’informazione ) si ne aggiungono altri ( meno organizzati , ma più motivati e agguerriti ) , che dovrebbero appartenere ad un’area politico-culturale sensibile alle posizioni sottese alla nostra operazione .

Non possiamo sapere quali siano le ragioni di tale atteggiamento .

Va da sé che tanto più lungo sarà il cammino che riusciremo a percorrere , con il conseguente progressivo obbligo per tutti di prendere chiaramente posizione sulla condivisione di un’iniziativa inequivocabilmente ed esclusivamente diretta all’abrogazione della 194 , tanto più gli interpreti e beneficiari ( non solo all’interno del mondo politico ) della mera linea del meno peggio e gli autori di inutili ( se ed in quanto privi di prospettive concrete ) sermoni a difesa della vita ( magari effettuati in fiduciosa attesa di apocalittiche conversioni di massa ispirate dal fato e non dalla promozione di iniziative concrete che, avendo come oggetto i diritti dei singoli , aprano un vasto dibattito pubblico ) riveleranno pubblicamente la debolezza del loro pensiero ( che accomuna molti pro life tradizionali e taluni antiabortisti sedicenti duri e puri , più o meno compromessi con partiti e politici ) o la loro incoerenza , se non , nei casi più gravi , la loro cinica ipocrisia . 

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 Pubblicato su www.riscossacristiana.it il 30-11-2011

Comments off

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : L’IMPORTANZA DELLA CULTURA E DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI

Qualcuno ci ha obiettato , soprattutto agli inizi del nostro cammino , che l’aborto si combatte per via culturale e sociale , non legislativa .

Obiezione davvero incomprensibile .

Il fenomeno abortivo è un dramma , un’opinione pressoché da tutti condivisa .

Ecco che la distinzione abortisti-antiabortisti , se sintetica e semplificatrice , si rivela in realtà inefficace .

Nessuno può essere considerato favorevole ad un fenomeno che ritiene connesso ad un dramma .

La distinzione è tra coloro che riconoscono alla donna il potere di vita e di morte sul proprio figlio , ritenendolo automaticamente un oggetto di sua esclusiva proprietà , e coloro che considerano il concepito un individuo e che ritengono opportuna la sua tutela giuridica , tanto più doverosa in quanto rivolta verso l’ultimo tra gli ultimi , il più debole .

Essendo il primo orientamento recepito pienamente nella legge 194 , il secondo può essere sostenuto necessariamente chiedendo l’abrogazione di tale normativa , abrogazione che si può ottenere , di fatto , esclusivamente per via referendaria , stante l’inerzia del mondo parlamentare , consolidata da oltre un trentennio .

E di fatto rientrano nel primo orientamento tutti coloro che si astengono dall’aderire ad una iniziativa , come la nostra , che ha già ottenuto oltre 4 000 adesioni .

Elogiare una legge o contemplarla , con rispetto o con sterili critiche , significa rafforzarla .

Tanto più si stigmatizza una normativa senza agire contro la stessa ( neppure aderendo ad un’operazione abrogativa già promossa da altri o quanto meno appoggiando tale operazione indirettamente mediante l’invito ad aderirvi ) tanto più si alimenta il mito della sua intoccabilità .

La mera critica culturale , che non a caso ho escluso nel nostro manifesto come obiettivo della associazione no194 ( la quale ha invece il solo fine abrogativo-referendario della legge , non negoziabile ) oltre ad essere sterile e fine a se stessa , non converte , limitandosi ad arricchire la preparazione di appartenenti alla propria area .

La conversione ( dall’indifferenza o da posizioni opposte ) può essere frutto solo del dibattito e il dibattito non può essere imposto dall’alto , né . in democrazia si può pensare ad un indottrinamento coattivo di massa .

Un vasto dibattito ( pubblico e interiore ) può sorgere solo da un’iniziativa che abbia come oggetto la vigenza o meno dei diritti dei cittadini , tra cui il diritto di sopprimere il proprio figlio durante la gravidanza .

Iniziativa che , poi , può ( anzi deve ) essere pubblicizzata e descritta , come abbiamo la fortuna di fare tramite questa eccellente rivista .

Non è , quindi , sterile criticare una legge , ma limitarsi a criticarla , ed è poi contraddittorio dopo tale censura nel merito non attivarsi per la sua abrogazione o non aderire ad un’iniziativa ( tanto più se avviata ) promossa in tal senso .

Ecco il limite della cultura nella forma del dissenso culturale .

Una legge ha un forte impatto educativo , stabilendo quando una condotta è lecita o meno .

Far riflettere sulla necessità di abrogarla nel mentre si agisce per abrogarla , significa fare cultura presso la collettività ( in quanto l’azione coinvolge gli interessi della collettività ) e non presso una ristretta cerchia di cittadini , per giunta già orientati sulle medesime posizioni .

Quanto all’aspetto sociale , purtroppo , dopo aver ribadito la nostra stima verso coloro che agiscono in prima linea per scongiurare materialmente interruzioni volontarie di gravidanza , con obbligatoria menzione anzitutto dei CAV , non abbiamo la legittimazione ( né tanto meno i mezzi ! ) per attuare un piano assistenziale a sostegno delle madri , dovendoci limitare ad auspicarlo vivamente .

Una legittimazione in  tal senso spetta solo alle autorità competenti .

Qualunque intervento a favore della maternità dev’essere valutato positivamente , dopo aver , però ricordato che in paesi come la Francia in cui lo Stato sociale , anche sotto questo aspetto , funziona bene la percentuale di aborti sulle gravidanze totali è ugualmente elevato , a riprova del fatto che il fenomeno è soprattutto culturale e non sociale .

Senza contare i fenomeni speculativi per gli interventi assistenziali durante la gestazione , posti in essere da coloro che fingono di essere in dubbio se portare a termine una gravidanza , in realtà desiderata , per ottenere un sostegno economico .

Ma ben venga questo rischio , se vi è comunque una politica a favore della nascita di esseri umani e diretta a prevenire la soppressione di concepiti .

Soppressione che , però , non dev’essere avallata dallo Stato ma deve tornare ad essere illegale e proprio la battaglia diretta ad ottenere questa illegalità può agevolare anche il sorgere di politiche socio-assistenziali a difesa delle nascite , dovendosi ritenere del tutto incomprensibile perché azione legislativa , culturale e sociale siano tra loro incompatibili e non si agevolino , piuttosto , l’una con l’altra , operando univocamente nell’ambito di una politica “ pro life “ . 

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 Pubblicato su www.riscossacristiana.it il 31-10-2011

Comments off

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : IL DISTACCO TRA PARLAMENTO E PAESE REALE

Ho sottolineato più volte come il Parlamento , astenendosi dal modificare neppure in minima parte in oltre un trentennio la L. 194 , abbia dimostrato una particolare sensibilità verso gli interessi di comodo degli elettori , dal cui consenso i suoi componenti dipendono , e nessuna sensibilità verso gli interessi vitali dei concepiti , che elettori non sono .

Ed ho rilevato come attraverso tale omissiva condotta , il potere legislativo , timoroso di assumere iniziative a rischio di impopolarità , non abbia recepito e non recepisca l’orientamento di una parte consistente del paese reale , in contrasto con la rappresentatività popolare che esso ed i partiti politici , dei quali è diretta emanazione , dovrebbero esprimere .

Se il primo passaggio è oggettivo , il secondo può essere ritenuto forzato e , comunque , non condivisibile .

Taluno , anzi , sostiene come nel nostro paese si sia ormai radicata una mentalità diretta a considerare l’aborto volontario come un diritto acquisito , in quanto tale non più negoziabile o comprimibile .

Un recente sondaggio ( possiamo parlare solo di sondaggi , visto che coloro che hanno fatto la storia del mondo “ pro life “ italiano si sono astenuti in questi trent’anni dal promuovere un altro referendum , il che sarebbe stato legalmente possibile già un quarto di secolo fa ) , pubblicato dal Gazzettino di Padova il 9 agosto 2011 , ha rivelato che quasi il 50% della popolazione veneta è favorevole , quanto meno , ad una radicale riforma della L. 194 .

A smentire chi vuole rappresentare questa legge come presidio di difesa dei diritti femminili contro la prepotenza maschilista che vorrebbe estendere la propria autorità al corpo delle donne , la maggioranza dei dissensi proviene proprio dal gentil sesso .

Molto interessante è la lettura dei dati per età e voto .

Sotto il primo profilo , non è certo sorprendente rilevare che per entrambi i generi la linea del consenso per la 194 s’impenna presso gli ultracinquantenni , non certo per necessità personale ma per la forte connotazione ideologica che essa riveste .

Non quindi diritto acquisito ed irrinunciabile al libero aborto , ma coerenza con i propri storici ideali o ( sia pur legittima ) inconscia nostalgia degli anni passati , in cui la venerazione di quegli ideali si accompagnava ad una vita senz’altro più divertente .

Se il muro di Berlino è caduto da tempo , non altrettanto tramontati sono i valori culturali che , ad esempio , si sono tradotti nel riconoscimento del diritto di abortire per la prima volta nel 1921 in Unione Sovietica , per poi estendersi ibridamente alle culture laiciste che dominano il nostro continente , con alcune felici quanto rare eccezioni , e , ancor più ibridamente , nel Nordamerica .

Quanto poi all’appartenenza elettorale , è interessante sottolineare che la contrarietà alla 194 viene espressa da oltre il 73 % degli elettori dell’UDC  e da più del 62% di quelli di PDL  e Lega .

I più favorevoli alla legge sono i seguaci del SEL ( Vendola ) e quelli del FLI , dato quest’ultimo che conforta il disegno di Fini e Bocchino , ispirati dal loro ideologo Benedetto Della Vedova , che ambiscono a raccogliere l’eredità cattolicofobica dell’accoppiata Pannella-Bonino , anche se con un consenso pari ad un decimo di quello ottenuto dal pur piccolo Partito Radicale ( classica formazione politica del 2% ) .

Orbene , se il leader ( né segretario né presidente , ma quando parla del partito usa il termine “ Io “ ) dell’UDC Pierferdinando Casini dichiara da anni che la 194 non va abrogata , né riformata , ma solo attuata pienamente , mediante il potenziamento dei consultori , e quasi i tre quarti del suo elettorato è di opinione opposta , vi è un problema di rappresentanza .

Analoghe considerazioni valgono per i due partiti dell’attuale maggioranza governativa .

Ecco che torniamo alla considerazione introduttiva del presente articolo , il conflitto tra interessi dei partiti ( ben restii ad intraprendere iniziative  a rischio di impopolarità ) e presa di posizione di una consistente parte dei cittadini .

Circa l’impopolarità , è sotto gli occhi di tutti la progressiva laicizzazione che colpisce il politico cattolico una volta raggiunte le posizioni di potere grazie al voto degli elettori cattolici .

Appare davvero incredibile che ci sia ancora chi nel mondo antiabortista nazionale ( forse pure fiducioso nell’esistenza di Babbo Natale ) crede per davvero che la classe parlamentare possa adoperarsi dopo un trentennio di sistematiche omissioni anche solo per rettificare la 194 , senza la pressione di un’operazione proveniente dal basso , che possa mettere a rischio la compattezza della base delle forze che pescano voti presso l’elettorato cattolico .

Un’operazione peraltro che , per quanto ci riguarda e come da manifesto pubblicato sul nostro sito , esclude categoricamente qualsiasi astratta ipotesi di compromesso con il mondo politico-parlamentare finalizzato ad ottenere la desistenza dall’azione referendaria , dietro una modifica della legge in senso restrittivo .

Compromesso da rigettare in radice , essendo inaccettabile un accordo che possa avere come oggetto la vita del nostro prossimo .

Ecco perché dobbiamo combattere questa battaglia se crediamo realmente nel valore della vita , senza lasciarci condizionare da fragile rassegnazione , sterili tatticismi e fumosa quanto improvvisata sociologia .

Le posizioni sono solo due : o difesa del diritto di vita e di morte della madre o difesa del diritto alla nascita del concepito , da comprimere solo in via del tutto eccezionale ( come nell’eventualità di pericolo di vita della madre , casisticamente ricorrente nello 0,1% dei casi di interruzione volontaria di gravidanza , eventualità già tutelata dalla scriminante di cui all’art. 54 c.p. , rappresentata dallo stato di necessità ed applicata regolarmente prima dell’entrata in vigore della stessa L. 194 ) .

Ogni posizione intermedia è tanto anacronistica quanto frutto di un’assai poco apprezzabile tendenza a diplomaticamente salvaguardare gli interessi ( ribadisco , di comodo ) del più forte .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 Pubblicato su www.riscossacristiana.it il 30-9-2011

Comments off